Luca de Carlo è un montagnino
Non uno di quelli che vivono a Roma e si mettono gli scarponi fluorescenti per andare sul Baltoro in elicottero, e nemmeno di quelli che non distinguono una brisa da una boassa: Luca è un montagnino di quelli veri.
Allevatore di galline, edicolante, sindaco di Calalzo (anche se, per lui, il centro del mondo è Rizzios), per la politica cadorina rappresenta, da molti anni, un vero punto di riferimento: un difensore della montagna, intelligente e moderno.
Non un Corona, per intenderci, talebano miliardario. Uno di noi: uno dei migliori
Alle ultime elezioni, battendo il territorio a tappeto, ha raccolto il frutto di tanti anni di buona amministrazione: è stato eletto alla Camera dei Deputati, grazie ai quasi 7.000 voti raccolti da FdI in provincia di Belluno. A me, come credo sia noto, importa pochino dei risultati elettorali: questa volta, però, c’erano in ballo gli amici. E di quelli m’importa, eccome. A Belluno hanno eletto De Carlo e, a Biella, Andrea del Mastro, altro bravissimo politico, onesto e capace: vasetto pieno, come si diceva in Nordafrica, nel 1942!
Invece, siamo in Italia e, quando ormai gli spazzini avevano già portato via le bottiglie vuote dei brindisi, fuori tempo massimo, ho letto su Facebook un post di Luca de Carlo, pieno di comprensibile amarezza: a dodici giorni dal voto (dodici giorni!), un riconteggio, in Calabria, aveva spostato 4.000 voti, dando a FdI un nuovo deputato calabrese, a scapito del seggio Treviso-Belluno. Ossia del suo seggio. Così, dopo avere gustato il miele della vittoria, il Nostro se ne tornerà in Cadore, con in bocca l’amaro della beffa.
Spero solo che non saltino fuori altri seggi, magari in Basilicata o in Molise, che cancellino un deputato a Biella!
Ora, a parte il mio enorme dispiacere per Luca, che stimo e che avrebbe portato a Roma un po’ di attenzione per la montagna, davvero mi viene da domandarmi in che razza di Paese viviamo: un posto in cui ci vogliano dodici giorni per contare delle schede merita di sprofondare nel Mediterraneo!
E mi viene, del pari, da pensare a quanto sia dimenticata la montagna nei felpati salotti capitolini
eppure, è soprattutto in montagna che il nostro popolo sopravvive, con la sua inventiva, la sua tenacia, la sua capacità di parlare poco e di lavorare duro.
Ci vorrebbero molti e molti parlamentari in più, dalle nostre montagne, a portare i nostri valori in tutta l’Italia: invece, quei pochissimi che vengono eletti, porca l’oca, ce li rimandano indietro perché in Calabria qualcuno non è capace di contare fino a quattromila!
Coraggio, caro Luca: non sarai un deputato, ma sei un galantuomo. E questo non te lo può togliere nessun riconteggio.
Photo credits by Augusto Grandi