Due stati per due popoli. Un progetto accantonato da tempo. Però Hamas potrebbe riuscire in ciò che non è riuscito a nessuno. E più il macellaio Netanyahu proseguirà nel suo massacro dei civili a Gaza, più l’ipotesi dei due stati tornerà d’attualità e prenderà consistenza. Perché, in realtà, tutti i Paesi arabi ma anche Iran e Turchia, per arrivare sino all’India, non vedono l’ora di tornare a fare affari con Tel Aviv. Però, per poterlo fare, devono offrire qualcosa ai rispettivi popoli profondamente disgustati ed indignati per le stragi di donne e bambini a Gaza e per gli omicidi in Cisgiordania.
E quel “qualcosa” è appunto uno stato per i palestinesi.
Un’idea sostenuta persino dagli atlantisti, anche se i tempi indicati da Washington comportano prima lo sterminio dei palestinesi per poi concedere loro il diritto ad abitare in tende collocate in un paesaggio totalmente devastato. Il macellaio non vorrebbe neppure quello. Vorrebbe mantenere a lungo l’occupazione israeliana anche sulle rovine di Gaza e sui campi profughi, se proprio non riuscirà a collocare i palestinesi nel deserto.
Ma questa volta il macellaio dovrà fare i conti innanzitutto con gli israeliani. Che, innanzitutto, non gli perdoneranno il massacro iniziale con il via libera ad Hamas. E in seconda battuta non gli perdoneranno nemmeno la rottura dei rapporti avviati con i Paesi arabi. Affari colossali che subiranno ritardi consistenti proprio a causa della macelleria israeliana a Gaza.
Certo, alla fine anche la Via del Cotone vedrà la luce. Per la gioia dell’India, per gli interessi ed i sogni futuri dell’Arabia Saudita, per dar tempo alla Cina di rafforzare la sua presenza nei porti del Mediterraneo, per offrire la possibilità di rafforzare la Via della Seta con interconnessi varie dalla Russia all’Iran.
C’è solo un problema: il costante impoverimento del mercato di sbocco europeo. Il rischio è che quando le due colossali infrastrutture transcontinentali saranno ultimate, l’Europa dei maggiordomi di Washington non sarà più in grado di assorbire le merci asiatiche ed africane. E sarà ancor meno in grado di esportare volumi di merci tali da giustificare queste infrastrutture. Utili per l’asse Asia-Africa. I continenti giovani, i continenti in crescita. Senza la zavorra delle Ursula von der Leyen di turno.