Dopo il nulla cosmico piemontese nella scelta dei ministri di Sua Divinità (sì, c’è Dadone, appunto: nulla cosmico), il Piemonte ha ottenuto ben due viceministri per i ministeri economici: Laura Castelli e Gilberto Pichetto Fratin. In arrivo da due schieramenti contrapposti come 5 Stelle e Forza Italia. Beh, contrapposti in passato. Ora tutti vicini vicini.
È però curioso che ci si rivolga a politici piemontesi per occuparsi di economia quando la regione si contraddistingue per essere la peggiore di tutto il Nord quanto a crescita economica. E non solo da quando si è alle prese con le demenziali politiche sul Covid.

Curioso ma non sbagliato. Perché è evidente che le responsabilità della disoccupazione, della minor crescita, della frenata delle esportazioni, del peggioramento della professionalità degli occupati, non sono da addebitarsi alla politica, quanto piuttosto ad un ceto imprenditoriale inadeguato. E perdente non solo nei confronti internazionali, ma anche rispetto ai concorrenti delle regioni limitrofe e poco più lontane.
Le assurde politiche fiscali colpiscono gli imprenditori subalpini tanto quanto quelli lombardi, veneti od emiliani. Il mancato sostegno dello Stato alle esportazioni è lo stesso a Bologna, a Verona, a Varese ed a Torino.
Poi può incidere, marginalmente, la capacità di incidere sulle scelte dei governi regionali. Ma i problemi strutturali restano. Ed anche l’incapacità di farsi ascoltare è una grave colpa e non una sfortunata coincidenza. E per i politici, anche i migliori, diventa difficile aiutare imprese che non vogliono crescere, che si rifiutano di investire, che evitano di assumere i migliori perché costano di più.
Comunque un solo ministro, di serie B, e due viceministri non rappresentano certo un grande bottino per la politica piemontese. Bistrattata, ignorata, trascurata. Ma chi è causa del suo mal..