Il povero Mino Giachino lotta come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Gira per i quartieri di Torino per denunciare le continue violenze, lo spaccio indisturbato, le devastazioni e le minacce. Poi si lamenta, Mino, perché il sindaco Lo Russo se ne frega della criminalità che infesta la città. E si entusiasma, sempre Giachino, perché le forze dell’ordine, il questore ed il prefetto gli promettono che faranno, interverranno, risolveranno. Promesse già sentite più e più volte. Ovviamente mai mantenute.
Da domani sarà molto facile verificare la volontà di cambiare qualcosa. In teoria per salire a bordo dei mezzi pubblici servirà il Pass e, di conseguenza, servirà qualcuno che lo controlli. Non solo tra le dieci di mattina e mezzogiorno, quando su tram e autobus salgono inermi pensionati in cerca dei mercati dove si spende meno. Giachino potrebbe salire sul tram 16 o sul 3, oppure sul 4. Tutti nella tratta in direzione di Porta Palazzo. Per vedere quanti controllori si degnano di verificare il rispetto delle regole (compreso il biglietto) sulle linee ormai definite “subsahariane”. Nelle ore di punta, ovviamente.
Così potrà scoprire di persona quanto siano credibili gli impegni dei rappresentanti delle istituzioni. E potrà verificare anche quanti sono quelli che salgono alla fermata del principale mercato cittadino e vidimano il biglietto.
Perché l’integrazione comincia quando inizia il rispetto delle regole del Paese in cui si pretende di avere dei diritti senza aver fatto assolutamente nulla per meritarli.