Prendi un agronomo, appassionato di vino, che per amore si ritrova ad occuparsi di cave, di pareti rocciose, di pietre di Luserna. Se poi l’agronomo, Mauro Camusso, si ritrova un cugino (Pier Giorgio Gasca) che ha la medesima passione per la vigna, diventa quasi inevitabile affiancare uve e pietre. Nasce così, nel 2010, l’Autin (piccola vigna, in piemontese). Da allora le sfide si sono susseguite senza sosta. Sino ad arrivare a far affinare uno spumante all’interno di una miniera di talco in Val Germanasca. Ma poiché a Camusso piacciono le sfide e le sperimentazioni, a fianco delle normali bottiglie rimaste in miniera per 36 mesi, ne ha “dimenticate” altre per 84 mesi.
È nato così Eli Riserva, il Metodo Classico che ha voluto carpire la potenza della montagna per esaltare le caratteristiche organolettiche. Un vino di grande classe per bevitori raffinati.
Vitigni: Chardonnay, Pinot nero, Bian Ver.
Affinamento: 84 mesi sui lieviti nelle miniere di talco della Val Germanasca.
Analisi sensoriale
Vista: giallo paglierino.
Perlage: fine e persistente.
Naso: intenso, lievito e crosta di pane con richiami di nocciola.
Gusto: ampio, elegante, persistente e sensazione cremosa dovuta alla spuma.
Abbinamenti: primi e secondi di pesce elaborati.
Temperatura di servizio: 5-8°C
L’Autin, però, è molto altro ancora. Una serie di scommesse vinte anche quando, nel territorio impervio in cui opera l’azienda, potrebbero rivelarsi rischiose. Anche perché non si tratta solo di coltivare i vitigni a bacca rossa raccomandati dal disciplinare di produzione della Pinerolese Doc che si spinge fino in terra cuneese (Barge e Bagnolo) ma di impiantare anche uve bianche autoctone e internazionali. Una sfida, una grande dimostrazione di impegno che inizia con la formazione di una squadra determinata, accomunata dall’ amore per la propria terra, per il lavoro fatto bene e la voglia di sfondare. E i risultati non sono mancati.
La superficie viticola dell’azienda con i nuovi impianti è di circa 10 ettari, a cavallo tra le province di Torino e Cuneo. I terreni sono di origine alluvionale, morenica, con forte caratterizzazione locale. Nella zona di Barge sono più pesanti e argillosi; il clima più mite, protetto, è accarezzato dal Monte Bracco che smorza anche gli sbalzi termici: l’ambiente si adatta bene alle uve nere e alla vinificazione in rosso.
A soli 10 km, nelle campagne tra Campiglione e Bibiana il contesto è alquanto diverso: il terreno è decisamente più sciolto, sabbioso, ghiaioso con una fortissima presenza di scheletro e strato fertile sottile. Siamo all’imbocco della Val Pellice, la zona è meno riparata, le escursioni termiche giornaliere sono rilevanti. L’ambiente pedoclimatico è idoneo alla produzione di vini bianchi estremamente profumati, caratterizzati da ottime acidità e mineralità.
La forte identità territoriale è l’impronta dell’intera gamma di etichette de L’Autin.
Fin dalla nascita si è intrapreso il percorso per un metodo totalmente biologico e dal 2019 l’azienda è certificata Bio. I vigneti sono coltivati senza diserbanti, concimi o antiparassitari. Si interviene in modo mirato, con mezzi meccanici e biologici. Le pratiche sono quelle tramandate, che l’esperienza ha maturato con gli anni e adattato alle esigenze della viticoltura moderna. La vendemmia, come vuole la tradizione, è manuale.
“Solo l’esperienza maturata anno dopo anno, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto ha reso possibile un sogno che si rinnova a ogni vendemmia e che desideriamo condividere con voi quando assaggiate i nostri vini” spiega Mauro. “Stappare una bottiglia de L’Autin è una piccola immersione, una comunione silenziosa e completa nella nostra vita, nel nostro piccolo grande territorio dove la vigna, da sempre, viene coltivata, amata e coccolata.”.