Dopo lo Zimbabwe arriva anche la Russia. E se il Paese africano ha deciso di bloccare le esportazioni di litio, in grado di coprire un quinto della richiesta mondiale, per puntare sulla fabbricazione e commercializzazione delle batterie, in Russia alcuni economisti hanno fatto notare che spostare la direzione dei flussi di petrolio dall’Europa all’Asia non cambierà il ruolo di secondo piano dell’economia russa. Dunque anche Mosca dovrà investire su industrie in grado di trasformare il petrolio grezzo in prodotti finiti o comunque lavorati. Ed a maggior valore aggiunto.
La guerra non sarà la “sola igiene del mondo”, ma impone comunque di fare i conti con la realtà. Ed il dato di realtà relativo a Mosca è molto diverso dalla narrazione fatta filtrare per anni ed anni. L’ammodernamento del Paese si è rivelato, nella realtà, una vetrina scintillante priva di solide basi. Sfruttamento delle materie prime, immensi guadagni per gli oligarchi, sperperi colossali in mignotte di alto bordo, mega e giga yacht, ville da sogno. Grandi fortune che hanno arricchito altri Paesi dove gli oligarchi non hanno badato a spese.
Ma, in patria, gli investimenti per lo sviluppo latitavano. Affidati agli stranieri che andavano a colmare i vuoti della classe dirigente locale. Si millantava la realizzazione di parchi tecnologici avveniristici, di poli industriali d’avanguardia. E ci si è ritrovati con enormi ritardi persino nel settore militare, non solo nei confronti degli Usa, ma pure della Turchia. E Mosca ha dovuto rivolgersi anche all’Iran per avere i droni. Ma il ritardo vale per quasi ogni settore. Compreso lo spazio, dove il confronto per la conquista della Luna e dei minerali che si troveranno è ormai tra Stati Uniti e Cina. Ma anche l’India vuol partecipare alla gara.
E nel settore automobilistico si è visto che l’addio dei marchi occidentali comporterà una crescita limitata della produzione russa ed un boom di quella cinese.
Ritardi gravi, responsabilità gravissime di una pessima classe dirigente. Con la guerra, però, i problemi sono emersi e Mosca è stata costretta ad un brusco risveglio. Grazie a Wagner sul piano militare, grazie ad una politica estera e commerciale che ha riportato in auge gli accordi in ogni parte del mondo. Dall’Asia all’Africa, sino all’America Latina. Manca ancora, completamente, il soft power che non può essere affidato sempre e soltanto ai musicisti ed agli scrittori dell’epoca zarista. Neppure il futurismo od il realismo sovietico si è in grado di promuovere e di utilizzare.
Comunque si concluda il conflitto in Ucraina, Mosca dovrà porre rimedio a questa lunghissima serie di errori.