Se tre indizi fanno una prova, a Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, ne manca solo uno per evidenziare la sua distanza siderale dal compagno Boccia, presidente nazionale della stessa Confindustria.
Dapprima Ravanelli ha invitato i suoi colleghi imprenditori a frignare di meno e ad investire di più. Serve più coraggio, ha sostenuto. Nessuna reazione.
Poi, in conseguenza della crisi di governo, ha chiarito di essere contrario ad un esecutivo rosso giallo ed ha rimarcato l’importanza di procedere verso l’autonomia regionale. Una richiesta analoga era stata avanzata nei giorni precedenti da Zoppas, presidente degli industriali veneti. Ovviamente Boccia continua a tacere.
È un peccato che Ravanelli abbia trovato la forza di queste dichiarazioni controcorrente solo ora, quando il suo mandato si avvia al termine. Perché i predatori dal braccino corto avrebbero avuto bisogno da molto tempo di discorsi di questo tipo. Di inviti ad essere più coraggiosi, anche solo un briciolo, di fare gli imprenditori e non i predatori.
Zoppas e Ravanelli servono, perlomeno, a smascherare le solite ricostruzioni giornalistiche di un mondo dell’impresa che guarda con disinteresse, se non con fastidio, a questo cavallo di battaglia leghista. Perché, in genere, i media di servizio preferivano riportare le dichiarazioni dei predatori che volevano più immigrati per poter ridurre i salari ed i diritti. D’altronde l’appoggio di Boccia al Pd era decisamente esplicito e gli associati a Confindustria non hanno mai brillato per prese di posizione indipendenti dai vertici supremi.
In fondo se manca il coraggio per fare impresa, è difficile che ci sia per contestare un presidente nazionale per quanto pessimo.