Quanti disastri hanno provocato le teorie sull’uguaglianza, molto prima delle follie dell’uno vale uno? Il Corriere della sera intervista uno degli artefici (o dei colpevoli) della cancellazione delle differenze.
Tutti intelligenti, tutti capaci. E le scuole differenziali del passato servivano solo per emarginare i bambini delle famiglie arrivate dal Sud e che non comprendevano la lingua italiana. Peccato che, in quel percorso scolastico, finissero anche bambini del Nord che proprio non erano in grado di seguire i programmi normali.

Così i programmi sono stati predisposti per il livello dei peggiori. Che erano spesso tali non per carenze famigliari ma semplicemente perché la Natura non era stata benevola con il loro cervello. Perché gli stupidi erano e sono stupidi, non vittime dei pregiudizi.
Il passo successivo è stato rappresentato dal proliferare di sigle per giustificare non solo la scarsa intelligenza ma anche la banale scarsa voglia di studiare. Il ragazzo non è un fancazzista, un fagnano della peggior specie. Macchè, è solo problematico. Dunque ha diritto di studiare meno degli altri, di essere seguito, aiutato, promosso a prescindere. Ma la nuova frontiera del politicamente corretto prevede che nessuno debba saperlo, per non umiliare il ragazzo. Facile nasconderlo, con lo studente seguito a parte da insegnanti di sostegno.
Ovviamente i ragazzi normali dovrebbero sopportare tutto. Lezioni ripetute all’infinito per farle comprendere ai somari, voti alti sempre ai somari per incoraggiarli, interrogazioni più semplici per chi resta indietro. E senza la possibilità di protestare perché in tal caso scatta l’accusa di bullismo.
Però, dopo, i sostenitori del “tutti intelligenti” si stupiscono se una parte consistente degli studenti italiani non comprende un testo in italiano. Loro, gli esperti, sono più interessati alle statistiche secondo cui l’Italia è il paese con più episodi di bullismo. E non provano a risponderei che, forse, all’estero i ragazzi sono capaci di ridere per una presa in giro mentre in Italia partono denunce, spiate, piagnistei con gli insegnanti.