La sconfitta è orfana, la vittoria ha moltissimi padri. A Torino, dopo l’ennesima disfatta del centrodestra, si assiste all’inevitabile scaricabarile. Il mancato sindaco Damilano ha iniziato sottolineando che i partiti della coalizione sono stati particolarmente pigri nel sostenerlo al secondo turno. Ed è vero. Ma Claudia Porchietto, di Forza Italia, ha ribattuto ricordando che era stato proprio Damilano a chiedere ai partiti di fare un passo indietro, per rafforzare l’immagine di candidato civico ed indipendente.
Polemica in punta di fioretto, in perfetto stile subalpino. Però le recriminazioni proseguono, si passa alla sciabola. Perché la strategia l’ha decisa un guru milanese che poco o nulla ha capito di Torino. Vero anche questo. Come è vero che le periferie avrebbero dovuto rappresentare il terreno di conquista dei partiti, e invece non è andata così. Già ma diventava difficile conquistare il voto della popolazione arrabbiata delle periferie presentandosi in giacca e cravatta e con scarpe che costano più di quanto l’elettore di periferia guadagna in un mese.
Solo la vittoria avrebbe potuto far convivere due mondi così lontani. La sconfitta fa invece emergere le differenze. Candidati sbagliati nelle liste dei partiti tradizionali o strategia assurda di puntare sulle madamine ex piddine? I partiti rifiutano anche l’immagine di incompetenti che non potevano portare competenza e professionalità. Ed assicurano che avevano offerto consulenze e programmi stilati da professionisti affermati, ma tutti erano stati respinti dall’economista che affiancava Damilano e che aveva già dimostrato in passato di non azzeccare una previsione che fosse una sul futuro di Torino.
Però adesso in consiglio comunale il più folto gruppo di opposizione è proprio quello di Torino Bellissima di Damilano. Con il sostegno politico dei Progressisti, solo politico perché gli elettori hanno bocciato clamorosamente la lista ma Damilano non si cura di questioni minime come il giudizio degli elettori. E gli altri tre partiti dovranno farsene una ragione.
1 commento
la sinistra quando è necessario serra i ranghi, i pentastellati al vertice conoscono bene i favori clientelari della sinistra ma hanno inghiottito il boccone e suggerito chi votare.
La destra con le stesse scarpe e macchinoni del D.M, molto bene inserita negli affarrucci condotti gomito a gomito e troppo coinvolta, quindi debole per proporre un cambiamento, non gradiva il poco convincente Damilano e ha sparso la voce che “come un venticello” si è diffusa dal centro alle periferie, poveri noi… rimangono davvero poche speranze per questa Torino