1993, i “servizi” italiani sono in trattativa con il brigatista rosso Alessio Casimirri, latitante in Nicaragua, per riportarlo in Italia. Casimirri è coinvolto nella strage di via Fani, ha 6 ergastoli per una serie di omicidi. Ma non ha fatto neppure un giorno di galera. Protetto dal Vaticano e non solo. Tutto è pronto per la resa. Il killer è pure un infame e ha cominciato a scaricare i suoi compagni. Poi, però, tutto naufraga “per una soffiata al quotidiano dell’ex Pci, l’Unità (diretta allora dal futuro segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni)”.
Lo racconta Maria Antonietta Calabrò nel suo ottimo libro “Moro. Il caso non è chiuso. La verità non detta”, pubblicato da Lindau. Ovviamente non si sa chi abbia informato l’Unità. Ovviamente si capisce benissimo perché il quotidiano abbia mandato a monte la trattativa di resa, mettendo inoltre fine alle rivelazioni di Casimirri. Non proprio una brava persona, ma nel saggio di Calabrò le brave persone sono rare. In compenso il lettore sarà invaso da un assoluto disgusto nei confronti dello Stato e dei suoi esponenti di maggior livello. Un disgusto che andrà anche oltre Tevere, coinvolgendo la banca vaticana in un intreccio di malaffare, nepotismo, protezioni. Purtroppo non si tratta di un romanzo ma di un’accurata ricostruzione sulla base di documenti, perlomeno quelli non distrutti e quelli non nascosti ufficialmente come segreti di Stato ma che, in realtà, riguardano il coinvolgimento di altri Paesi che, tutt’ora, continuano a decidere ciò che è bene o male per l’Italia.
Una storia lercia, che da via Fani arriva a Bologna, che coinvolge servizi di Paesi dell’Est, dell’Ovest, del Mediterraneo. Tra depistaggi, scarcerazioni, finti arresti, inchieste di comodo, omicidi di Stato. Una pesantissima requisitoria contro tutti gli apparati dello Stato, contro un potere che non ha voluto salvare Moro non per la buffonata della fermezza imposta dal Pci ma, molto più semplicemente, perché doveva nascondere una infinità di segreti da non divulgare. Ed il ritorno di Moro avrebbe scoperchiato la melma maleodorante. Lo sapevano anche i vertici delle Br e la decisione di sopprimere Moro dimostra che non erano gli interpreti di un attacco al cuore dello Stato ma semplici marionette al servizio di giochi di potere nazionali ed internazionali. Per questo i documenti con le rivelazioni di Moro non sono stati resi noti dalle Br e, quando sono stati recuperati nei covi, sono stati fatti sparire.