Più di 250 persone ad assistere alla presentazione di “Schierarsi”, la nuova associazione culturale ispirata da Alessandro Di Battista, non sono poche a Torino. Soprattutto il venerdì pomeriggio prima di un ponte. E pure in periferia. Perché, coerentemente, Dibba non poteva mica scegliere una sala nella Ztl piddina tra armocromisti e personal shopper. Dunque l’esordio subalpino è stato un successo che ha premiato il coraggio.
Ma il difficile arriva adesso. Perché un conto era il Movimento dove uno valeva uno e dove si è dato spazio ai dilettanti allo sbaraglio. Ed anche a personaggi di dubbie qualità morali. Tutt’altra cosa sarà raggruppare un numero consistente di persone che abbiano voglia di studiare, di prepararsi, di lottare per creare le condizioni per una controinformazione credibile.
Ha ragione Di Battista quando sostiene che gli spazi per idee diverse da quelle ufficiali si sono ristretti sino a sparire. Ogni posizione diversa da quella guerrafondaia viene censurata o criminalizzata. E poco importa se – come è stato spesso ricordato su Electomagazine – è il fronte atlantista a ritrovarsi isolato da un Terzo Mondo che non sopporta più le minacce e l’arroganza di Washington e dei maggiordomi europei.
Dunque serve uno spazio di elaborazione diverso. Per Schierarsi. Dove ci sia la possibilità di confronto vero, per poi lavorare sulla comunicazione approfittando del crollo della credibilità dei chierici di regime. Controinformazione su ambiente, economia, lavoro, giustizia. Ma anche sulle questioni internazionali (magari evitando di insistere su Ovadia per parlare di Palestina, ma puntando su qualcuno più giovane).
E la politica? Dibba liquida con due parole l’ex sodale Giggino: mi sarei stupito se non lo avessero premiato per ciò che ha fatto. E non è certo un complimento. Quanto al futuro di Schierarsi, Di Battista spiega che, per ora, è un’associazione esclusivamente culturale. Se poi dovesse crescere in misura consistente, allora i soci potranno decidere di schierarsi anche sul fronte politico. Ma non è un percorso obbligato e dipenderà dall’impegno che tutti dimostreranno. Certo, le praterie dell’astensione sono vaste, sempre più vaste. E, contemporaneamente, cresce la voglia di schierarsi contro questa omologazione politica insopportabile.
Una sfida che è appena iniziata.