E se provassimo a parlare d’altro? E non del coronavirus?
Per esempio potremmo parlare di calcio. No: i campionati minori sono stati tutti sospesi e cinque delle prossime partite della serie A si giocheranno a porte chiuse proprio a causa dell’epidemia. Succederà anche a Juve Inter, il derby d’Italia, e persino a qualche gara di coppa. Per cui si ritorna sempre lì.
Ma ci sono gli altri sport, no? Macchè: addirittura si sta prendendo in considerazione la possibilità di annullare le gare di sci in Val D’Isere e la superclassica di ciclismo Milano Sanremo.
E allora potremmo parlare di politica! Niente da fare: anche lì si ricadrebbe nel solito argomento. Tutti i nostri governanti, infatti, non fanno altro che parlare dell’emergenza sanitaria e di come si stiano comportando in modo esemplare a fronte di una tragedia mondiale. Anzi, riversano su questo tema le solite polemiche che, fino a qualche giorno fa, riguardavano ben altri argomenti.
E se affrontassimo i temi legati all’economia? Per carità! Le borse crollano, la produzione ristagna, le esportazioni vanno a picco, le aziende chiudono. E tutto ciò solo e sempre a causa del coronavirus.
Ma allora parliamo di sesso, no? E no! Come si fa a parlarne quando i contatti fisici da giorni sono stati del tutto aboliti. La gente si incontra e si guarda bene dallo stringersi la mano. Di baci e abbracci, manco a parlarne. Da ogni parte ci viene consigliato di lavarci frequentemente le mani e di non toccarci bocca, naso e occhi. Figuriamoci le parti intime nostre o altrui, che saranno state espulse dall’elenco solo per decenza.
Però ci resta la musica, la letteratura, l’arte. Bravi! Come facciamo a disquisirne se in quest’Italia il primo provvedimento adottato per arginare l’epidemia è stato quello di chiudere scuole, teatri, cinema e luoghi in cui si fa musica, vale a dire gli spazi in cui si “dovrebbe” irrobustire il nostro livello intelettuale. Cosa vuoi che siano qualche settimana di quarantena anche culturale per un popolo che non diventerà certo più ignorante di quel che è a causa di questi provvedimenti restrittivi.
Forse ci resta la tivvù. A patto di riuscire – e non è facile – a schivare telegiornali e programmi di intrattenimento che da mesi si danno da fare per diffondere panico a piene mani, salvo poi cercare di tranquillizzare i terrorizzati telespettatori dicendo loro che “è tutto sotto controllo”.
E allora? Potremmo provare a fare un po’ di silenzio. Eviteremmo di doverci procurare una mascherina per non dover sentire la puzza delle tante stronzate che si dicono in giro.