È noto che sulle bancarelle dei mercatini di oggetti usati sia possibile fare scoperte inaspettate. D’altra parte molti collezionisti si sottopongono a levatacce ad ore antelucane nella speranza di scoprire, sotto cumuli di ferraglia, vicino a vecchie brossure o sommersi da inutili croste, l’oggetto di valore, la prima edizione di un libro raro o il capolavoro perduto di un grande artista.
Tuttavia, almeno qualche volta, è possibile imbattersi in oggetti di poco valore commerciale che hanno però il pregio di avere una valenza evocativa se non addirittura storica.
È quanto è successo a un amico la scorsa domenica in quel di Racconigi.
All’ombra del castello in cui nacque Umberto II, l’ultimo re d’Italia, un mercante esponeva un cospicuo fondo appartenuto al celebre presentatore radiofonico e televisivo Nunzio Filogamo.
Nato a Palermo, la sua famiglia si trasferì a Torino quando lui aveva appena due mesi. Qui abitò per quasi tutta la sua lunga vita (morì alla soglia dei cento anni in una casa di riposo della provincia di Cuneo) e fu uno dei pionieri della neonata televisione italiana. Tra l’altro condusse il primo Festival di Sanremo, così come le quattro edizioni successive, salutando il pubblico con un’esclamazione che ha fatto epoca: “Cari amici vicini e lontani, buonasera!”.
Ebbene: su quella bancarella, tra libri anche di un certo pregio e chincaglieria varia, spiccavano una mezza dozzina di pipe. Segno che anche Filogamo fu un appassionato, non si sa quanto saltuario, della nobile arte del fumo lento.
I pezzi esposti non erano di particolare pregio. Di sicuro il loro vecchio proprietario li aveva acquistati in un epoca in cui i molti artigiani, che oggi producono i loro pezzi per un mercato fatto sì di fumatori ma soprattutto di collezionisti, non erano ancora nati. E diciamo acquistati perché non si trattava di pipe costose che qualcuno poteva avergli regalato. Inoltre, se Filogamo non fosse stato un fumatore, ne avrebbe avute una o due intonse. Invece quelle esposte si vedeva che erano state usate. Magari poco ma, usate.
Si trattava di pipe Chacom e Butz-Cochin francesi, di una Peterson di fattura classica – quella famosa fumata ed esibita ovunque da Luciano Lama, il segretario della CGIL dell’Autunno Caldo – e di una Lorenzo. Quest’ultima colpiva in modo particolare la fantasia. Una curva classica bent di una certa consistenza, con il bocchino rigorosamente in ebanite, conservata in modo eccellente nella sua scatola originale. La Lorenzo era una piccola industria del varesotto – manco a dirlo… – che, nata nei primi anni del Novecento, ebbe un notevole successo soprattutto negli anni Settanta. Un marchio che si poneva a metà strada tra le pipe meno pregiate e le nascenti Castello e Brebbia. Lo slogan di allora recitava “fatte per uomini veri con mani forti”, roba che oggi sarebbe ferocemente stigmatizzata dai sostenitori del MeToo. Il marchio scomparve a metà degli anni Ottanta, quando Lorenzo Tornabuoni decise di abbandonare l’attività a causa di diversi problemi familiari. Oggi non si trova praticamente più, se non su qualche sito per collezionisti, grazie alla pazienza di qualche mercante che ha rovistato in fondo ai magazzini dei vecchi distributori.
La pipa appartenuta a Filogamo era bella, elegante e come nuova, segno che il suo proprietario originario era persona ammodo e curata anche nel privato, e non solo quando appariva in pubblico. Insomma: la pipa di un vero gentleman di un tempo andato che non esiste più.