È l’Economist ha ribadire che chi, all’inizio di aprile, si aspettava un rapido collasso dell’attività economica di Mosca si era sbagliato.
Che le sanzioni occidentali contro la Russia abbiano fallito lo dimostrano i numeri. Il settimanale britannico definisce l’economia russa “sorprendemente resiliente”. Tutto questo è dovuto dal fatto che la Russia aveva un’economia piuttosto “chiusa” anche prima dell’invasione in Ucraina e questo limita i danni che le sanzioni possono creare. Ma la ragione più forte del fallimento della strategia dell’Occidente è nelle fondamenta stesse dell’economia russa, basata saldamente sui suoi immensi giacimenti di combustibili fossili.
Analisi fortemente credibili dal momento che Mosca, da inizio guerra, ha esportato combustibili fossili per almeno 65 miliardi di dollari. Questo ha generato un aumento degli incassi di Mosca dagli idrocarburi di oltre l’80% su base annua. Il finlandese Centre for research on Energy and Clean air calcola che, ogni giorno, la Russia accumula circa un miliardo di dollari grazie al suo export energetico.
Inoltre le esportazioni cinesi verso la Russia sono rimaste sostanzialmente stabili ad aprile, mentre le importazioni sono cresciute del 13%. The Economist calcola che, nel complesso, dal giorno dell’invasione dell’Ucraina, le importazioni russe si sono ridotte di circa il 44%, mentre le esportazioni sono cresciute di circa l’8%. Le importazioni, ovviamente, hanno subito un calo per l’espulsione della Russia dal sistema Swift per i pagamenti internazionali e l’iniziale deprezzamento del rublo, che in seguito ha largamente recuperato terreno. Ma le esportazioni sorprendendo tutti hanno tenuto bene, incluse quelle verso i Paesi occidentali che non hanno mai smesso di comprare petrolio e gas dal Cremlino.
Le sanzioni non hanno funzionato perché erano costruite per non funzionare, visto che in realtà hanno sempre mirato a danneggiare l’economia russa ma anche di proteggere i settori per noi vitali, come quello dell’energia. Questo perché Gazprombank, cioè la banca di Gazprom, che è l’azienda di Stato monopolista nella vendita estera del gas naturale, non è stata sanzionata, perché il gas russo continuano a comprarlo tutti.
In India, nel 2021 la Russia ha esportato beni, si parla di petrolio e fertilizzanti per 7 miliardi di dollari ma soprattutto proprio con l’India sta provando a mettere a punto un sistema di pagamenti centrato sullo Yuan (la valuta cinese) e sullo Spfs, un sistema per veicolare le transazioni alternativo allo Swift. Dopo il boicottaggio occidentale, Mosca ha offerto a Nuova Delhi consistenti sconti sulle forniture di petrolio.
Il fallimento delle sanzioni occidentali è una brutta notizia per gli ucraini e per chi spera di veder finire in fretta questa guerra insensata.