Electomagazine ha la fortuna di avere esperti di arte come Beatrice Ardizzone, come Vittorio Corelli, come Mara Martellotta. Però anche i profani possono apprezzare l’arte. E così, senza competenze particolari se non quella della curiosità, abbiamo partecipato ad un’asta di dipinti e sculture, organizzata dalla Casa d’Aste Sant’Agostino. Belle le opere esposte, famosi i nomi di alcuni degli artisti.
Ma, subito, la prima sorpresa: le valutazioni di base di alcuni quadri di pittori noti ed incensati erano decisamente basse mentre artisti sconosciuti al grande pubblico partivano da quotazioni elevate. Stime che l’asta ha immancabilmente confermato. Perché le opere firmate da “grandi nomi” restavano invendute o avevano pochissimi rilanci, peraltro molto contenuti, mentre i pittori noti agli esperti scatenavano gare frenetiche di continui rilanci.
L’impressione, da semplici curiosi, è che il mondo dell’arte sia sostanzialmente spaccato tra i critici ed i mercanti. Da un lato le lodi sperticate ad artisti che, evidentemente, non piacciono al pubblico e che, di conseguenza, non vengono neppure presi in considerazione dai mercanti d’arte. Dall’altro gli investimenti dei galleristi su pittori che possono diventare di moda e che, con qualche critica “giusta”, possono raggiungere valutazioni estremamente elevate. Ed a quel punto mercanti e critici si ritrovano dalla stessa parte a far crescere il prezzo dell’opera.
In mezzo c’è il pubblico di non esperti. Che partecipa con la speranza di acquistare a poco prezzo, ciò che piace davvero, a prescindere dai pareri dei critici. O che azzarda minimi rilanci nell’illusione di portarsi a casa una tela che non esporrà mai in soggiorno ma che, forse, un giorno varrà una montagna di denaro.
Però, in fondo, il fascino dell’asta è nell’asta in sè. Il banditore, i rilanci del pubblico in sala, le offerte tramite telefono o su computer. Un grande gioco che finisce per appassionare anche chi non può permettersi di pagare cifre elevate.