Cuba è più vicina agli Stati Uniti di quanto lo sia il Nicaragua. Ma i missili odierni sono molto diversi, e molto più efficaci, di quelli sovietici che, nel 1962, portarono il mondo ad un passo dalla catastrofe nucleare. Kennedy non tollerava che i sovietici potessero colpire facilmente il territorio statunitense dopo che Washington aveva piazzato analoghi missili in Turchia per colpire facilmente Mosca. Il doppiopesismo yankee non è certo una novità di questi ultimi anni.

E dopo che la NATO ha ammassato armi di ogni tipo al confine con la Russia, adesso è il Nicaragua ad aver offerto la disponibilità ad ospitare basi militari russe, dotate di missili da crociera. Così, tanto per far capire a Biden che alle provocazioni possono anche seguire delle reazioni.
Perché le anime belle atlantiste sono sempre pronte a giustificare ogni iniziativa militare decisa da Washington con la complicità dei maggiordomi europei, ma si infastidiscono facilmente se il fronte opposto risponde nel medesimo modo. Tutti ad indignarsi ed a piangere per la sorte di Navalny, tutti a fischiettare indifferenti per la sorte di Assange.
Ora, ovviamente, assisteremo alle rivolte spintanee di qualche gruppo nicaraguense foraggiato dagli Usa. Magari ad un colpo di Stato, ma democratico ça va sans dire. Ed ai piagnistei dei TG italiani che ricorderanno quanto è cattivo Ortega e quanto fanno bene alla salute i proiettili ad uranio impoverito della Nato. D’altronde anche in Italia la morte dei soldati italiani esposti all’uranio impoverito interessano molto meno rispetto ad un libro di un generale che, peraltro, si era battuto proprio a difesa delle vittime. Ma è ovvio che i libri facciano paura a chi si era inventato una laurea che non aveva.