Sono stati giorni ricchi di consultazioni e tensioni quelli di Bruxelles. L’Eni, finalmente, annuncia l’avvio di una procedura per pagare il gas russo. Una procedura che anche altre aziende europee stanno adottando parallelamente. La multinazionale creata dallo Stato italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei – come evoluzione dell’Agip creata nella seconda metà degli Anni 20 – si adegua all’incertezza normativa, e all’ambiguità in cui anche la Commissione Ue ha scelto di rimanere, ed apre il doppio conto presso GazpromBank, uno in euro e l’altro in rubli.
Ma secondo la Commissione europea, pagare in rubli in gas e aprire un conto in rubli, è una violazione della sanzione imposta al Cremlino. Le tante società europee, come del resto Eni, affermano di agire nel pieno rispetto del regolamento comunitario visto che, pur aprendo il secondo conto in rubli, pagheranno comunque il gas di Mosca in euro.
Come pagare il gas russo, senza violare le sanzioni, appare una questione complicata. Il portavoce della Commissione Eric Mamer suggeriva di versare rubli a Mosca o aprire un secondo conto in rubli, come da richiesta del decreto emanato dal Cremlino il 31 marzo scorso. Mamer sottolinea che non spetta all’esecutivo europeo ma a ciascuna capitale vigilare sull’applicazione delle sanzioni. Ma il paradosso è che “le sanzioni hanno un obbligo legale e in caso contrario la Commissione può aprire la procedura d’infrazione”.
Per Gazprom una “zona grigia” che, da Washington, lo stesso premier Mario Draghi aveva rilevato sul tema. Tanto che le linee guide emanate dall’Ue per le aziende a fine aprile sono state considerate, da Roma e altri capitali, non adeguate. La Commissione, tuttavia, ha deciso di non intervenire con nuove disposizioni ma di aggiornare, con una nota interpretativa, quelle esistenti. Nella nota interpretativa, tra l’altro, non è specificato se aprire un secondo conto in rubli presso Gazprombank violi le sanzioni
Sempre secondo le indicazioni di Bruxelles il gas russo va pagato nella divisa indicata dai contratti con Gazprom, ovvero euro o dollari. Ma Eni precisa, “la nostra decisione rispetta il quadro sanzionatorio internazionale”.
Al tavolo del vertice per la Commissione, del 30 e 31 maggio, arriverà anche la discussione sull’embargo al petrolio per l’Ungheria. I leader UE si troveranno ad affrontare questioni sulla crisi energetica che dimostrano quanto le sanzioni non abbiano fatto bene all’Occidente.