Va bene, è Carnevale e, quando arriverà la Quaresima, la compagna Elly Schlein ci racconterà che “ogni scherzo vale” e che, a proposito del programma del nuovo PD aveva scherzato. Però, al momento, si incassa un discorso di una rappresentante dei vertici del partito in cui – clamorosamente – le priorità sono il lavoro e l’introduzione del salario minimo orario. Poi, certo, Elly ci infila anche la parità di congedo parentale che, forse, non è la massima urgenza per l’Italia. Però bisogna pur apprezzare la buona volontà.
Neppure una dichiarazione sul dovere del Festival dell’Unità di Sanremo di escludere tutti i cantanti eterosessuali; non una parola sull’obbligo di usare l’asterisco in tutti gli articoli dei giornali (o tutte le articole delle giornale); neanche un accenno all’assegnazione delle case popolari – e magari anche delle abitazioni private abitate da italiani anziani – a spacciatori purché stranieri.
Insomma, la gauche débâcle prova a rialzarsi dopo l’ennesima sconfitta ripartendo dai problemi seri e lasciando le puttanate alle dichiarazioni di Serracchiani e Cirinnà.
E lasciando che anche Calenda dimentichi il buon senso del silenzio di fronte al KO del Terzo polo e si lasci andare a commenti da perdente frustrato. Spiegando che gli elettori non hanno sempre ragione. E che hanno dunque sbagliato non votando i suoi candidati. Non un cenno di autocritica sulla propria spocchia che magari risulterà simpatica nei salotti dei quartieri ricchi di Roma, ma altrove è insopportabile. Non una parola su un programma fatto apposta per tutelare gli oligarchi e sfruttare il popolo da cui vorrebbe farsi votare.
È vero che Pri e Pli sono andati al governo con programmi simili e persino con meno voti. Ma il sistema elettorale era diverso ed i mini partiti rappresentavano a volte l’ago della bilancia. Con esponenti – da Ugo La Malfa a Spadolini, da Malagodi a Zanone – sicuramente discutibili ma con uno spessore politico e culturale molto diverso da quello di Calenda e Bellanova, di Gelmini e Scalfarotto.
Non è chiaro perché gli elettori che non sono invitati ai party degli oligarchi dovrebbero votare per chi vuole tenerli o ridurli in povertà assoluta. E poi Calenda non dovrebbe dimenticare che gli oligarchi, quelli veri, votano Pd. Nonostante le illuminazioni di Elly Schlein. Perché si fidano della compagna Cirinnà. E del suo cane, ovviamente..