Ma quanto fastidio ha provocato, nei salotti radical chic subalpini, l’elezione di Antonello Marzolla alla presidenza di Enasarco? Marzolla, un signor nessuno, uno che non frequenta gli ambienti della gauche caviar, uno che non ha debiti di riconoscenza nei confronti dei soliti oligarchi cittadini. Proprio lui conquista una poltrona nazionale di grande prestigio mentre i politici torinesi vengono ripetutamente rimbalzati quando provano a scalare uno sgabello da sottosegretario? Quando gli industriali tentano inutilmente di arrivare al vertice di Confindustria dove rimpiangono ancora persone per bene come Sergio Pininfarina?

La rabbia e l’invidia dilagano. E poi, come da copione, lasciano spazio al disperato tentativo di superare la concorrenza per accreditarsi con il nuovo esponente che conta e che potrebbe rivelarsi utile anche a Torino.
C’è chi è in netto vantaggio. Come Giovanni Quaglia, alla fondazione Crt. Che con Marzolla ha una lunga e cordiale frequentazione. O come Beppe Gherzi, dell’Unione industriale, un altro che può vantare consolidati rapporti con il nuovo presidente di Enasarco. E lo stesso vale per Guido Bolatto, della Camera di commercio. Evidentemente sono stati in grado di comprendere, in anticipo, chi aveva le qualità per emergere. Tutti loro verranno adesso subissati di richieste per farsi ricevere da un torinese che, finalmente, conta qualcosa.

Intanto anche qualche giornalista si accorge di Marzolla, sino ad ora totalmente snobbato. E partono le richieste di intervista. Un po’ tardi, ma meglio tardi che mai. Non potranno mancare i candidati alla poltrona di sindaco, e poi gli aspiranti consiglieri. Ma la fila si annuncia lunga, molto lunga. Sono tanti quelli che hanno capito di dover recuperare il tempo perso.