Do you remember Ngo Dinh Diêm? Probabilmente gli atlantisti italiani hanno il divieto di ricordarlo. Era il primo presidente del Vietnam del Sud. Cattolico ed atlantista. Smaccatamente filo americano. Assassinato nel 1963 da un colpo di stato sostenuto proprio dagli Usa, con il beneplacito di Kennedy. Sì, proprio il presidente democratico. Così buono ed amante della pace da aver voluto l’escalation militare in Vietnam. Una scelta che si sarebbe rivelata disastrosa proprio per Washington. Ma, in genere, i servi atlantisti italiani evitano di parlarne.
Forse qualcuno ricorderà la sorte di Diêm a Zelensky. Perché la sua ennesima buffonata a proposito del missile lanciato contro la Polonia, con la speranza di far intervenire la Nato e di far scoppiare una guerra nucleare, ha irritato non poco i suoi padroni statunitensi. Non soltanto i repubblicani che, avendo conquistato la maggioranza alla Camera, paiono intenzionati a far aprire un’inchiesta sui rapporti di dubbia onestà e moralità tra il figlio di Biden ed i vertici ucraini. Ma anche i democratici sembrano essersi stancati di spendere miliardi di dollari per uno Zelensky fuori di testa e senza più controllo.
Le dichiarazioni dell’entourage di Biden sono sempre meno tranquillizzanti per il pazzo di Kiev. Prima si sostiene che è ampiamente improbabile che l’Ucraina possa riconquistare tutti i territori occupati dai russi; poi arrivano le indiscrezioni delle tv Usa a proposito delle scorte quasi esaurite di armi e missili statunitensi da mettere a disposizione di Kiev, con la precisazione che solo una piccola parte delle forniture è composta da armi prodotte appositamente per Zelensky e che non c’è nessuna intenzione di aumentare la produzione.
E poi il moltiplicarsi di incontri tra statunitensi e russi, l’insofferenza generale per la prosecuzione della guerra. Le parole hanno sempre un peso, anche se i servi sciocchi italiani non lo sanno. Il Corriere, iper atlantista, esulta perché l’India ha preso posizione contro la guerra. Peccato che non abbia chiesto a Mosca di ritirarsi. Ma al Corriere non se ne sono accorti.
Così la speranza generale è che l’inverno congeli le attuali posizioni. Magari con qualche reciproco lancio di missili, ma senza operazioni di truppe sul terreno. In modo che, per stanchezza, si arrivi ad una sorta di tregua che accontenti Mosca ed anche Washington. Che permetta ad Erdogan di presentarsi come grande e vincente mediatore. Che consenta ad India e Cina di riprendere le attività commerciali in tutto il mondo. Una situazione imbarazzante solo per Zelensky. Ed allora qualcuno gli parlerà di Diêm..