Ma sì, allora: boicottiamoli tutti! Sì, tutti gli editori che pubblicano testi fascisti e reazionari! Cacciamoli dal Salone del Libro, e che non si permettano mai più di farsi rivedere.
A cominciare da Einaudi, Adelphi, Guanda e Quodlibet che hanno avuto l’ardire di pubblicare Louis Ferdinand Céline, l’autore di “Bagatelle per un massacro”, il libro più antisemita del Novecento.
E poi Mondadori, ancora Adelphi, e Longanesi che ci hanno fatto l’affronto di pubblicare i testi di Martin Heidegger, che sarà pure uno dei maggiori filosofi del secolo scorso, ma che aderì al nazismo.
E perché non Jaka Book che da sempre edita le opere di Mircea Eliade, che per sua avventura è stato un grande storico delle religioni, ma che in gioventù aderì alla Guardia di Ferro rumena.
Via anche le Edizioni Mediterranee, colpevoli di aver pubblicato molte opere di Julius Evola, autore di “Sintesi di dottrina della razza” e filosofo del post fascismo.
E che dire di Sperling&Kupfer, di Rizzoli o di Mursia, che si ostinano a tenere in catalogo i saggi di Gianpaolo Pansa e addirittura di Giorgio Pisanò.
Ma si potranno mica ospitare anche Marsilio, Bietti, e persino Feltrinelli che ha fatto le sue fortune grazie al super reazionario “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa; romanzo che continua a ristampare e che continua ad avere successo da quasi sessant’anni.
Via anche Fazi con il suo Mauro Mazza, via Marsilio e il suo Massimo Fini, e via anche Bompiani con il suo Buttafuoco, Laterza con Veneziani, Neri Pozza con Pound…
E l’elenco potrebbe continuare…
Ma non è che alla fine al prossimo Salone si ritroveranno solo Camilleri, La Gioia, ZeroCalcare e Jovanotti? In tal caso: servirà ancora affittare il Lingotto e l’Oval, perché si possano fare, al massimo, una partita a briscola?