Il 25 Aprile a Venezia è il giorno del bócolo. Che sarebbe, poi, una rosa rossa in boccio. È uso antico, che coincide con la Festa grande. La Festa di San Marco, ovviamente. La tradizione dice che risalirebbe, addirittura, ai Partecipazio. I primi Dogi. O meglio Dux Lagunorum. Nominati ancora dall’Imperatore Romano D’Oriente. Perché Venezia è città sospesa tra Oriente e Occidente. Ed erede della romanità, certo. Ma di quella orientale. Che per altro è la vera romanità. La legittima Traslatio Imperii. Carlo Magno era solo un barbaro. Di genio, certo. Ma un barbaro. Il vero Imperatore sedeva a Costantinopoli.
Comunque si narra che la prima rosa per San Marco fosse stata portata alla figlia del Doge in pegno d’amore. Gliela avrebbe mandata Tancredi, caduto combattendo contro i mori in Spagna. E a recarla sarebbe stato nintepopodimeno che Orlando. Proprio lui, il Paladino, che, evidentemente, in questa storia, non avrebbe lasciato la pelle a Roncisvalle. Ucciso dai Mori, che poi tanto mori non erano, visto che si trattava dei Baschi… Lei, Maria Partecipazio, nella notte sarebbe, poi, morta stringendola al petto. Ed era proprio la notte del 25 Aprile….

Pura leggenda, naturalmente. Quasi sicuramente dovuta a quella passione che i veneti del tardo medioevo nutrivano per le canzoni di gesta d’oil. Rivisitate, però, in una chiave più romanzesca. Ingentilite. Già quasi romantiche. Passione che fece nascere la letteratura franco-veneta. Originale per lingua, impasto di oitanico e dialetti di area veneta, e originale nel modo, come dicevo, di affrontare i temi. A disegnare una versione particolare della Civiltà Cortese, troppo dimenticata in nome di una sorta di centralismo linguistico a posteriori. Che ne ha, di fatto, abraso la memoria. Eppure era una civiltà raffinata, colta… cortese, appunto . Di cui, in certi usi, tradizioni, leggende popolari, è ancora serbato il segno. Una memoria più che intellettuale, sentimentale…
E infatti a Venezia (e terraferma circostante) si usava e ancora si usa, nonostante la progressiva distruzione di memoria e tradizioni, offrire alle Donne il bócolo. Per San Marco. Alla Donna amata, in primo luogo, ché il 25 è Festa degli Innamorati da sempre. Da ben prima che i fumetti di Charlie Brown cominciassero a far scoprire, alla mia generazione, una cosa che, in America, si chiamava San Valentino…
Tuttavia la Rosa non va portata solo all’Amata, ma anche a tutte le Donne della famiglia che non abbiano chi gliela offra. Quindi alla madre, se Vedova, alla figlia, se nubile. E all’immancabile sorella o zia zitella.
Perché nessuna Donna, a San Marco, deve restare senza l’omaggio di una rosa.

Retaggio di una civiltà gentile. Di un’epoca – mai come oggi remota – in cui gli uomini ricevevano quella che possiamo definire una “educazione sentimentale”. Che non sarà stata, certo, quella, sottile, di cui ci parla Flaubert. Ma che ha inciso profondamente in una civiltà. Attraverso le generazioni.
Certo, erano uomini duri quei Veneziani antichi. Gente che aveva tirato su una Città sull’acqua. Partendo da capanne, poco più che palafitte. E lottando con gli elementi e le forze della natura. Le maree. Le improvvise alluvioni.
Ed erano un popolo di predatori. Feroci. Mercanti e guerrieri. Ad essere sinceri, anche pirati. Che assunsero il dominio dell’adriatico, e lo mantennero con pugno di ferro.
Mercanti, scaltri ed abili come pochi. Capaci di rivaleggiare nelle trattative con i levantini.
Non era certo una città di Santi… E poiché una città non poteva esistere senza Santi Protettori, andarono a prenderli, o meglio a trafugarli un po’ per tutto il Mediterraneo. San Marco, Santa Lucia sono solo i due casi più famosi. Non gli unici.
Eppure, quegli uomini portavano una rosa alle Donne. Atto di gentilezza, che fa trasparire una finezza d’animo, una educazione sentimentale appunto, oggi per lo più perduta. Oggi che tanto ci si riempie la bocca di parità dei diritti, che ci si preoccupa della vocale finale delle parole, che si utilizza, in modo improprio, la schevà ebraica – I vecchi cabalisti staranno inorridendo, nei loro Cieli segreti – che si parla di un fischio di ammirazione come di un crimine…
Ma che, appunto, in nome di una parità teorica e astrattamente ideologica, ha depauperato la figura della Donna di qualsiasi nobiltà. E l’ha svilita, svilendo, parallelamente, anche il ruolo dell’uomo.

Penso a Venezia. In questi giorni che preludono a San Marco. Penso all’incanto dei suoi palazzi che si specchiano nelle acque di smeraldo. Una Città che, più che edificata, è stata rubata ai sogni.
Per sognarla, però, ci voleva una eleganza, una sottigliezza, oggi, praticamente perduta.
Era necessario essere stati educati ad offrire una Rosa .