L’effetto Matilda è un fenomeno, diffuso specialmente in campo scientifico, per cui il lavoro di una donna viene in parte o del tutto attribuito ad un uomo. Un effetto devastante di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa citando il caso della scienziata Rosalind Franklin (che potete trovare cliccando qui). In un certo senso rappresenterebbe la punta dell’iceberg della cultura maschilista, incapace di accettare il contributo femminile alla scienza, svilendolo e screditandolo.
Ma perché nasce l’effetto Matilda e quali sono stati gli esempi più celebri?
La nascita dell’effetto Matilda
La prima a sdoganare dalla consuetudine e portare alla luce l’effetto fu la ricercatrice Margaret W. Rossiter nel 1993. La storica della scienza attribuì la denominazione Matilda riprendendo il nome dell’attivista statunitense Matilda Joslyn Gage, suffragetta e autrice di diversi scritti filosofici. La scrittrice nel suo saggio Woman as Inventor del 1870 denunciava la condizione devastante dell’anonimato ai danni di scoperte scientifiche femminili. Stando alla ricerca di Rossiter, l’effetto Matilda sarebbe il frutto di due diverse pratiche: l’attribuzione del merito ai colleghi uomini e il minor numero di citazioni ricevute se comparate ai lavori maschili.
La cultura generale e la visione della donna scienziato
Si sa, per molto tempo la cultura generale e la scienza stessa hanno attribuito alla donna certe caratteristiche, che ora sappiamo non corrispondere a verità. Tutta irrazionalità e sentimenti, contro la logica e la ragione dell’uomo. In questa visione del mondo, disgregatasi solo parzialmente con l’avvento di maggiori diritti e il progresso della scienza, come avrebbe potuto una donna far sentire la propria voce?
Ma ancora oggi esistono dei pregiudizi tali che impediscono, in parte o del tutto, alle donne di accedere a determinati percorsi di studio o carriere. Le cosiddette discipline STEM (scienze, tecnologie, ingegneria e matematica) sono spesso ritenute appannaggio esclusivo degli uomini, motivo per cui solo il 30% dei ricercatori mondiali è donna.

Nel 2015 Lawrence Summers, economista, dichiarò che la scarsa presenza femminile nelle discipline sopra citate sarebbe da attribuire ad una caratteristica innata delle donne, che le farebbe così propendere per l’astrazione e non per la logica. Seguendo questa teoria verrebbe naturale arrivare alla conclusione che le donne siano meno capaci, di conseguenza, ecco che si approda all’effetto Matilda: se le donne non sono brave come gli uomini, non meritano di poter dare il proprio contributo.
Queste sono tutte congetture che dimenticano, o non considerano, quelli che sono i cosiddetti ruoli di genere imposti dalla società. Infatti, se le capacità intellettive sono identiche nei bambini e nelle bambine, perché queste ultime non dovrebbero scegliere le materie scientifiche? La socializzazione primaria e secondaria, di un tipo piuttosto che un altro, può condizionarci nelle nostre scelte future e nella nostra tendenza a conformarsi o meno a queste consuetudini.
Quindi, considerando taluni lavori più “da uomo”, si educherebbero le ragazze a scegliere mansioni ritenute “femminili”. Tuttavia, contemporaneamente, lo stesso ragionamento varrebbe anche per i ragazzi: costretti a non cimentarsi in lavori più femminili per via di crudeli sanzioni sociali.
Le vittime dell’effetto Matilda
Nel corso della storia, le “Matilda” sono state innumerevoli, e sicuramente molte sono rimaste nell’ombra. Ecco a voi alcune scienziate che hanno visto screditare i propri sforzi in favore del mantenimento di un ordine sociale che le discriminava.
Alice Augusta Ball
A cavallo tra due secoli, Ball scoprì il più efficace trattamento contro la lebbra, ma morì prima di poterlo perfezionare. Il presidente dell’Università a cui apparteneva Ball si prese il merito della scoperta e denominò la cura “metodo Dean”.
Esther Lederberg
Una donna che contribuì a far vincere il premio Nobel al marito, ma a cui non venne mai riconosciuto alcun merito.

Nettie Stevens
Attraverso uno studio accurato dei moscerini della frutta approdò alla scoperta dei cromosomi come elemento in grado di determinare il sesso. Una scoperta che consentì a Thomas Hunt Morgan di ottenere il Nobel nel 1933 e alla Stevens di rimanere nell’anonimato fino al 1994.
Lise Meitner
Meitner fu una fisica austriaca di grande fama, collaboratrice di diversi volti noti come Einstein, Curie, Strassmann, Planck. Otto Hans vinse il Nobel nel 1945, lasciando a Lise Meitner solo le briciole. Nonostante avesse collaborato con il fisico per più di 30 anni e avesse contribuito in parte al successo del progetto.
Pure Marietta Blau
La storia di una fisica e ricercatrice austriaca che con i suoi studi permise una decisa innovazione della scienza nel campo dei raggi cosmici. A seguito dell’Anschluss dovette lasciare Vienna, e il suo lavoro in merito al metodo fotografico per il rilevamento delle particelle diventò la base del successo di Cecil Frank Powell. Il premio Nobel per la fisica del 1950 non venne mai condiviso con Blau.
Jocelyn Bell
Si deve all’astrofisica Bell, e al suo relatore Hewish, la scoperta della prima pulsar, ovvero la stella di neutroni. Ciò nonostante, il premio Nobel venne attribuito soltanto a Hewish nel 1974.
Mileva Maric con il marito e celebre fisico Albert Einstein
Mileva Marić
Moglie di Einstein, nonché la prima donna ad aver studiato al liceo di Zagabria e una delle prime ad essere ammesse al Politecnico di Zurigo; secondo i racconti avrebbe contribuito a sviluppare la famosissima teoria della relatività. Un’ipotesi confermata anche da una fitta corrispondenza epistolare tra i due e dal fatto che la prima versione della teoria fosse firmata “Einstein-Marity”, traduzione ungherese del cognome Marić.