Insediatosi il 1° giugno Nayib Bukele è vicino ai primi cento giorni di governo nel piccolo stato centroamericano di El Salvador. Il trentasettenne ha dato inizio al proprio programma confermando una discontinuità con il passato.
La definizione populista che lo vuole oltre la destra e la sinistra è stata confermata dal mancato invito nel corso della cerimonia di insediamento ai “dittatori” socialisti Nicolas Maduro e Daniel Ortega e a quello liberista Juan Orlando Hernández.
L’esclusione dei presidenti di Venezuela e Nicaragua traccia una prima svolta in politica estera decidendo di abbandonare l’affiliazione all’ALBA, nonostante l’invito fosse stato esteso e accettato con la propria presenza da parte di un altro membro chiave dell’organizzazione bolivarista quale il presidente boliviano Evo Morales. Il mancato invito al presidente honduregno ha stupito maggiormente senza, però, dimenticare la lunga rivalità tra le due nazioni del Triangolo del Nord centroamericano.
Con una squadra di governo in cui spiccano ben sei donne Bukele ha deciso di puntare moltissimo sulla sicurezza con un nuovo piano volto a contrastare le maras. Seppur deciso a promuovere soprattutto una lotta di prevenzione attraverso un piano di sviluppo comprendente piani di reinserimento sociale, studio e lavoro per i giovani, Bukele non ha esitato a mostrare i muscoli inviando 5.500 uomini tra polizia e forze armate nelle strade sia delle principali città del Paese che nelle zone rurali per ristabilire la supremazia dello Stato sulle due principali pandillas che operano sul suolo salvadoregno e non solo, Mara Salvatrucha e Barrio 18.
Uno dei principali problemi, infatti, potrebbe derivare dai rimpatri dagli Usa previsti dall’agenda Trump tenendo conto che le due principali affiliazioni mafiose sono ben ramificate proprio negli Stati Uniti. Altro ambito delicato è quello relativo alle carceri dove i membri di MS e B18 si contendono la supremazia e dai quali impartiscono le proprie direttive senza difficoltà.
Il neopresidente, che ha dichiarato di voler stroncare la malavita organizzata entro il proprio mandato che durerà fino al 2024, ha stabilito che non dovranno esserci più divisioni fra i membri delle gang nelle celle ed ha instaurato una sorta di carcere duro privando i detenuti di tutti gli apparecchi elettronici e momentaneamente anche delle visite e delle attività a parte quella lavorativa.
Sui temi etici Bukele ha aperto ad una legge che consenta l’aborto, attualmente vietato in ogni caso, almeno nell’ipotesi in cui la madre sia in pericolo di vita. Qui subentra, però, l’aspetto più complicato che accompagnerà Bukele almeno per i primi due anni e mezzo di presidenza dato che l’attuale Camera di 84 seggi è controllata dallo storico partito conservatore Alianza Republicana Nacionalista (Alleanza repubblicana Nazionalista, ARENA) mentre la Gran Alianza por la Unidad Nacional (Grande Alleanza per l’Unità Nazionale, Gana), con la quale si è candidato il presidente millenial, ha ottenuto solo 10 deputati nelle elezioni legislative del marzo 2018. Il prossimo appuntamento elettorale per il rinnovo dell’unica Camera parlamentare è fissato per l’inverno 2021, per questo sarà necessario intavolare un lungo dibattito con le altre formazioni politiche comprese quel Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale, FMLN) dal quale venne espulso nell’ottobre 2017.