Nayib Bukele si sta dimostrando un caudillo inatteso per il piccolo Stato centroamericano di El Salvador.
Costretto a dover bilanciare il proprio mandato presidenziale con un parlamento in mano alle opposizioni di destra, lo storico partito conservatore Alianza Republicana Nacionalista (Alleanza repubblicana Nazionalista, ARENA), e sinistra, il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale, FMLN), il trentottenne di origini libanesi non sembra voler attendere le prossime legislative, fissate per l’inizio del 2021, per portare a compimento il programma elettorale con il quale ha conquistato la presidenza un anno fa.
Pur di ottenere nell’immediato il via libera da parte dell’unica Camera del Paese, il presidente ha ordinato la convocazione degli eletti di domenica accogliendoli con militari armati pronti, a suo dire, a sciogliere l’Assemblea se non si fosse approvato subito il finanziamento necessario al programma di sicurezza dell’esecutivo.
Una mossa degna dei peggiori governi autoritari di stampo militare e filostatunitensi che negli scorsi decenni hanno gettato nella paura l’intero continente latinoamericano. Una vera e propria doccia fredda anche per molti dei suoi sostenitori che avevano sperato, con la sua elezione, di porsi definitivamente alle spalle la lunga guerra civile che sconvolse la nazione e la dilagante criminalità attraverso la sconfitta delle maras, le temibili gang con ramificazioni negli Stati Uniti.
Senza varare i 109 milioni di dollari necessari al piano Sicurezza le opposizioni hanno duramente condannato l’accaduto generando un fronte compatto del tutto inusuale e capace di mettere insieme il partito erede della guerriglia popolare e quello della destra liberal-conservatrice. Raúl Melara, procuratore generale di El Salvador, ha avviato delle indagini al fine di constatare se quello del presidente possa rientrare in un atto criminoso mentre la Corte Suprema di Giustizia ha fatto ricorso alla Costituzione vigente per ordinare a Bukele di astenersi dall’utilizzo delle forze armate per compiti che sono al di fuori della stessa.
Nessuna condanna è, invece, giunta da Washington che vede nel nuovo governo un alleato dopo le due presidenze consecutive del FMLN vicino ai paesi ALBA.