Elezioni? Non se ne parla più. Improvvisamente il centrodestra governista scopre che le eventuali code ai seggi sono più pericolose delle code molto più affollate alle casse dei supermercati. Miracolo dei sondaggi, più che timore del virus. Ma l’effetto è il medesimo. Roma, Milano, Torino, Napoli possono aspettare. Così come tutte le altre città che dovrebbero scegliere il proprio sindaco.
In fondo, poi, che bisogno c’è di scegliere il primo cittadino e gli assessori di contorno? Si potrebbe seguire l’esempio del governo centrale: nessuna perdita di tempo con gli elettori, una multinazionale sceglie il suo personaggio di riferimento e lo nomina sindaco. Si fa prima, si evitano assembramenti, si risparmia sulla campagna elettorale e sugli inutili rituali dei seggi, degli scrutatori, dei militari da spostare da una città all’altra.

E poi i sondaggi non sono particolarmente favorevoli ai governisti nelle grandi città. Mancano i candidati in grado di contrastare gli avversari, magari mancano i candidati tout court.
Così, paradossalmente, è ora il Pd che potrebbe preferire mantenere le date canoniche. Facendo pure finta di voler rispettare la democrazia.
Il problema è rappresentato anche dalle scelte del governo. Il primo intervento ha confermato la linea degli arresti domiciliari di massa. Nessuna libertà, nessuna idea nuova. Prospettive di rilancio rinviate sine die. Ma nessuno osa più fiatare: gli arresti sono decisi da Sua Divinità e, dunque, sono tutt’altra cosa rispetto agli arresti precedenti.

In teoria ci sarebbe anche l’opposizione di destra. Però Fdi potrebbe ritrovarsi con un boom di consensi in ogni città, ma all’interno di coalizioni sempre sconfitte. Non proprio una grande prospettiva. Quanto all’azione di opposizione rispetto al governo di Sua Divinità, bisognerebbe avere la capacità di evidenziare gli errori dell’esecutivo. E non ricorrendo ai soliti slogan o alle promesse di denaro regalato a tutti. Mica facile, con la classe dirigente del circolo della Garbatella. Eppure la destra ha passato decenni a sostenere il ruolo imprescindibile di una struttura come il CNEL. Forse i nuovi vertici se ne sono dimenticati, visto che hanno accuratamente evitato di creare una struttura analoga, ma funzionante e non solo di facciata, per dotarsi delle competenze indispensabili per far politica ad un livello adeguato.