Il pregio dell’onestà e della chiarezza. Federico Fornaro, uno dei leader nazionali di LeU, teme che la seconda ondata del Covid abbia fatto crescere in Italia la rabbia e la frustrazione. Non dice, ovviamente, che è cresciuto il disgusto per la disastrosa gestione dell’emergenza da parte di un branco di Incapaci convinti di essere la reincarnazione di Napoleone. Non si può pretendere che un compagno di partito di Speranza arrivi ad una simile autocritica.

Ma Fornaro, uomo del Basso Piemonte, è preoccupato per come questa rabbia possa tradursi in un voto alle amministrative di maggio. La prima ondata del virus aveva spinto le pecore italiane ad affidarsi ai pastori abituali, da Zaia a De Luca, da Toti ad Emiliano. La seconda ondata potrebbe spingere a cambiare i sindaci legati al governo degli Incapaci. Da Torino a Roma.
Che fare, allora? La soluzione è semplice. Si gioca con le statistiche, si crea una nuova ondata di terrore (facilissimo, con un popolo che ha paura della propria ombra) e si decide per un rinvio delle elezioni. Non per timore della sconfitta, naturalmente, ma per la salute dei sudditi. Certo, a Maggio molti italiani saranno già stati vaccinati, però i banchetti per la raccolta delle firme o per la propaganda devono essere montati già a marzo. Si creano code, pericolosissime.
Code sicuramente meno lunghe di quelle che si vedono davanti agli uffici postali. Ma se si devono pagare bollette o tributi, il Covid non attacca perché rispetta il senso civico. Se invece si discute del futuro della città, il virus si scatena.
Meglio rinviare, allora. Così l’alleanza rossogialla può avere il tempo di individuare candidati più credibili, più condivisi. Con calma, mica ci si può fare assillare dal falso mito della democrazia. E se poi si arriva all’autunno con l’Italia vaccinata ma senza un candidato vincente? Nessun problema: la minaccia del raffreddore sarà sufficiente per un nuovo rinvio. O per abolire del tutto le elezioni.