Le elezioni generali, presidenziali e per i 128 seggi dell’Assemblea Nazionale, hanno determinato una svolta in Honduras. Dopo dodici anni di governo ininterrotto del Partido Nacional de Honduras (PNH) i cittadini honduregni hanno premiato l’opposizione di sinistra guidata da Xiomara Castro, già primera dama dal 2006 al 2009 e candidata sconfitta nel 2013.
La sessantaduenne moglie dell’ex presidente Manuel Zelaya costretto a riparare all’estero in seguito al colpo di stato subito nel corso del terzo anno del suo mandato ha usufruito dell’appoggio decisivo del giornalista sportivo Salvador Nasralla, oriundo palestinese vicino al successo nel 2017 quando dopo essere stato a lungo in vantaggio nel conteggio ufficiale si vide scippare la presidenza dal lungo blocco dello spoglio che finì con il ribaltamento nei dati definitivi che premiò il presidente uscente Juan Orlando Hernández, ricandidatosi in barba alla legge costituzionale che vieta espressamente la rielezione della massima carica istituzionale del Paese.
I due esponenti dell’opposizione compresero già nel 2013, quando corsero in solitaria ottenendo insieme più del 42% dei consensi, l’assoluta necessità di fare fronte comune. Se cinque anni fa fu la leader del movimento Libertad y Refundación (LIBRE) a ritirarsi dalla corsa per sostenere il populista critico verso la partitocrazia centroamericana a questa tornata è accaduto l’inverso.
Scippato della presidenza nel 2017 Nasralla avrà comunque un ruolo di rilievo nel mandato della Castro che si insedierà a Tegucigalpa il prossimo 27 gennaio fino al 2026.
Le indicazioni degli honduregni sono state così nette da aver impedito qualsiasi tentativo di nuovi brogli elettorali incoronando la Castro con quasi il 52% a fronte del 35% del candidato del PNH Nasry Asfura che dopo un iniziale contestazione sui primi dati ha riconosciuto la sconfitta. Nettamente staccato Yani Rosenthal, sostenuto dal Partido Liberal de Honduras (PLH), fermatosi sotto il 10%.
Se Nasralla ha già annunciato che la nazione centroamericana proseguirà i propri rapporti con Taiwan a differenza di quanto fatto nel vicino El Salvador, la prima presidente donna ha focalizzato le dichiarazioni ufficiali sulle priorità che aspettano il nuovo governo: dalla convocazione di una Costituente all’abolizione delle leggi sulle zone economiche speciali, dalla creazione di una commissione internazionale contro la corruzione con l’aiuto dell’Onu alla riduzione delle commissioni sulle rimesse provenienti in maggior parte dai connazionali che vivono e lavorano negli Stati Uniti fino ai diritti civili (legalizzazione dell’aborto e dei matrimoni omosessuali).