La vicepresidente della Commissione UE Vera Jourova ha affrontato nella sua ultima conferenza stampa il tema estremamente caldo e contorto della “lotta” alla disinformazione digitale, anche alla luce (ma chiunque abbia dato un’occhiata al testo preferirebbe il termine “ombra”) della recente legge sul controllo dei servizi digitali, promulgata dai burocrati di Bruxelles, e anticipando i contenuti del rapporto sulle principali piattaforme online in merito agli impegni sul codice di condotta contro la disinformazione.
La Jourova dice di essere lieta di vedere come le principali piattaforme social abbiano iniziato ad affrontare i rischi dell’intelligenza artificiale generativa iniziando a mettere in atto misure di salvaguardia per informare gli utenti sull’origine sintetica dei contenuti pubblicati online e che i rischi sono particolarmente elevati in periodi elettorali, invitando pertanto le piattaforme a essere vigili e a fornire “garanzie efficaci” (qualunque cosa voglia dire) nel contesto elettorale.
Tuttavia qualcuno sembra non marciare al suono del tamburo di Bruxelles e questo qualcuno è l’ormai famigerato nuovo proprietario dell’ex Twitter e imprenditore miliardario sudafricano Elon Musk, che ha acquistato con una mossa che ha sorpreso molti il famoso social network nel 2022.
La Commissione europea ha apertamente criticato X, per aver abbandonato il Codice di condotta volontario dell’Ue contro la disinformazione online, lanciato inizialmente nel 2018, che oggi conta 44 firmatari, tra cui Microsoft, Google, Meta e TikTok. Il social network di Elon Musk è l’unica grande piattaforma online a non farne parte. La scelta di uscire dall’accordo rientra nell’ampia serie di riforme strategiche di Twitter decisa dal nuovo proprietario. In questo modo il popolare social network sarà esente anche dalle regole di etichettatura dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale, appena annunciate dalla Jourova.
Una decisione che non è passata inosservata nei corridoi dell’UE e le affermazioni della Jourova in merito fanno presagire come lo scontro tra Musk e i burocrati di Bruxelles sarà da Mezzogiorno di Fuoco.
“Musk sa che non è esonerato dagli obblighi abbandonando il codice di condotta” per le piattaforme online. Ora “abbiamo la legge sui servizi digitali pienamente in vigore. La applicheremo, abbiamo una nostra unità molto ben attrezzata che monitorerà e supervisionerà ciò che stanno facendo le piattaforme” quindi “il mio messaggio per Twitter è che c’è sempre la dura legge della vita: staremo attenti a quello che stai facendo” afferma la Jourova, con velato tono di minaccia mafiosa, durante la conferenza stampa in merito alla vicenda.
Non poteva mancare anche lo spauracchio della propaganda russa, con la Jourova che afferma che “la propaganda e la disinformazione russa sono ancora molto presenti sulle piattaforme online” ed è il modo in cui “combatte il Cremlino”.
A questo punto l’unica reazione possibile per chiunque non si sia ancora addormentato di fronte alle repliche del solito, triste, spettacolino e all’ennesimo utilizzo della Russia come deus ex machina per giustificare mutilazioni draconiane alla libertà di espressione è un decisamente poco sorpreso “meno male che l’adesione era volontaria”.
I burocrati di Bruxelles parlano di questa sorveglianza digitale come se fosse una trovata originalissima e non qualcosa che stanno cercando di spingere sin dal 2013, periodo storico in cui la terribile minaccia di Skynet combinata con i temibili hacker del Cremlino (che usano i badili da trincea al posto dei modem per caricare contenuti fasulli online, avendo finito i dispositivi per connettersi a internet) non poteva ancora essere usata ogni tre per due per giustificare quello che, tra le righe, è solo uno squallido tentativo di censurare la libertà d’espressione degli utenti delle varie piattaforme online.
Le parole della Jourova nei confronti di Musk sarebbero state considerate gravissime e assolutamente inaccettabili in un clima di reale discorso democratico. Sfortunatamente, per l’utenza online europea, a Bruxelles il discorso democratico sembra non piacere da una decina d’anni a questa parte e qualcuno dovrebbe cominciare seriamente a preoccuparsi della faccenda.