Elsa Schiaparelli, in arte “Schiap”, ha rivoluzionato il mondo della moda con la sua eccentricità e le sue visionarie creazioni. Musa e collaboratrice di Dalì, è stata la prima a spianare la strada al sodalizio di moda e arte.
Elsa nasce nel 1890 a Roma a Palazzo Corsini, da una famiglia di ricchi intellettuali piemontesi. Fin dall’infanzia dimostra di essere una bambina con una personalità sopra le righe. Lei stessa narra nella sua autobiografia (Shocking Life) di essersi cosparsa di semi bocca, orecchie e gola sperando che il calore del corpo potesse farli sbocciare. Lo scopo? Avere la faccia ricoperta di bellissimi fiori, così da poter far ricredere la madre, che considerava la bambina “bruttina”. Elsa ama sperimentare con le stoffe e partecipare ai balli con le sue creazioni. Taglia e assembla (perché non sa cucire), il suo unico scopo è salvarsi dalla monotonia della vita di salotto e dall’ipocrisia borghese.
Orripilati dalla sua sua totale noncuranza per l’etichetta aristocratica, i coniugi Schiaparelli decidono di mandarla in un collegio svizzero. Elsa allora fugge a Londra, dove si mantiene con lavoretti saltuari. Lì incontra e sposa il conte Wilhelm de Wendt, con il quale si trasferisce a New York, a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale. Ma i due amano molto Nizza, così spesso si concedono lunghe crociere tra America e Francia. Ed è in una di queste traversate che Elsa conosce Gabrielle Picabia, moglie del più famoso Francis, pittore e poeta dell’avanguardia dadaista. Lui la introduce nel circolo, di cui fanno parte anche Duchamp e Man Ray. Sono loro a battezzarla “Schiap“.
La nascita di un sodalizio
Il suo matrimonio naufraga, così come la sua dote, così Elsa nel 1922 si trasferisce a Parigi, dove inizia a lavorare come traduttrice. Ed è qui che avviene l’incontro che cambierà tutto: la Schiap accompagna un’amica da Paul Poiret, che rimane ammaliato dal suo aspetto e le regala un cappotto molto pregiato. Elsa diventa sua allieva e si dà al disegno delle sue prime creazioni. Parola chiave? Esagerare. Le sue creazioni folli e visionarie sono richiestissime dalle donne di Parigi. Addirittura Vogue America ne parla in maniera lusinghiera. Il suo negozio è luogo di incontro del jet-set culturale d’avanguardia del tempo: Duchamp, Giacometti, Picasso, Man Ray e Dalì. Ed è quest’ultimo a disegnare quello che diventerà il pezzo iconico del sodalizio tra i due: l’aragosta su abito in organza. Ma anche le labbra rosse su tailleur nero e il cappello a forma di scarpa. Tra Salvador ed Elsa c’è intesa ed è sempre una gara a chi amplia maggiormente il suo immaginario creativo.

Nel 1934 rompe ogni record e appare sulla copertina di Times: è la prima stilista ad avere l’onore. Tra le sue clienti Greta Garbo, Marlene Dietrich, Katharine Hepburn, Vivien Leigh e Zaza Gabor. Elsa le veste di rosa Shocking, il suo colore preferito. Il successo è enorme e gli atelier si moltiplicano a Londra e New York, che si chiamano “Schiap-Shop” e fanno anche pret à porter.
Il successo però inizia a scricchiolare durante la guerra. Le sue collezioni infatti, sempre stravaganti e eccessive, non vengono più apprezzate nel clima di austerità del momento. La sua leggerezza è percepita come frivolezza. L’ironia suona offensiva e fuori luogo. Il marchio Elsa Schiaparelli fallisce e dichiara bancarotta nel ’54. Si impongono nuove linee, quelle di Dior e Balenciaga. Elsa si ritira in Turchia, dove muore nel 1973, ad 83 anni.
Elsa Schiaparelli oggi
Il brand, dopo anni di inattività, è stato acquistato nel 2007 dall’imprenditore italiano Diego della Valle. Da allora alla sua guida si sono susseguiti Christian Lacroix, Marco Zanini e Bertrand Guyond. L’attuale direttore creativo è il texano Daniel Roseberry, che ha già fatto parlare molto di sé. Lady Gaga ha infatti indossato una sua creazione alla cerimonia di insediamento di Joe Biden alla casa bianca. Ma non è la sola, molte celebrities stanno tornando ad indossare un marchio che per anni è stato l’emblema di rivoluzione e libertà assoluta.
