Tutti contro Elva. Già a Torino sono pochi a conoscere l’esistenza del piccolissimo paese in Valle Maira, sulle Alpi occitane della provincia di Cuneo. 80 abitanti e 29 borgate. Ma ora il Comune è diventato famoso perché ha suscitato l’indignazione generale di chi odia la montagna. Rabbia e gelosie mal nascoste perché Elva ha ottenuto i 20 milioni di euro previsti dal Pnrr per il bando “Borgo dei Borghi”.
Colpevoli, i pochi abitanti del micro Comune (micro per i numeri dei residenti, ma grande per estensione) di aver presentato un progetto vincente, scritto bene ed articolato. Che ha il pregio di ripristinare il tradizionale collegamento stradale interrotto da tempo, ma anche di prevedere una crescita culturale, occupazionale, imprenditoriale. Cioè le basi per sperare in un ripopolamento del paese che, all’inizio del ‘900, contava più di 1.300 abitanti.
Tra gli interventi previsti figurano una filiale dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, un Centro Studi di Alpicoltura, una scuola di Pastorizia, l’Osservatorio astronomico “Lhi treèes sitors”, il “Centro Saperi tradizionali delle produzioni alpine”, la Foresteria Alpina, un museo immersivo dedicato al pittore fiammingo Hans Clemer, che ha dipinto la chiesa del paese considerata una sorta di “Cappella Sistina delle Alpi”, e a scrittori elvesi, oltre a una scuola per “Riabitare le Alpi” realizzata con il Politecnico di Torino.
Bello, no? No! Perché chi considera la montagna come un parco giochi in pendenza avrebbe voluto che i 20 milioni venissero dedicati a qualche città di pianura. D’altronde anche la Regione Piemonte aveva inizialmente pensato di destinare i soldi alla palazzina di caccia di Stupinigi, una dimora sabauda ai confini di Torino. Che, come “borgo”, suscita qualche perplessità. E poi c’erano altre località caratterizzate da una maggiore fedeltà al pensiero unico obbligatorio ed ai suoi profeti istituzionali.
Niente da fare. Ha vinto Elva che ora dovrà dimostrare che un altro modello di montagna è possibile. Senza impianti di risalita a devastare il territorio, senza locali fighetti, senza prezzi folli per depredare i visitatori.