La sussidiarietà va intesa come processo secondo il quale se un ente inferiore, in questo caso il comune, avanza e condivide delle proposte e se è capace di svolgere il lavoro necessario, lo si lascia fare, i livelli superiori entrano in gioco quando le questioni si fanno complesse e riguardano insiemi ampi.
Arriva da Mariano Allocco, assessore del piccolo comune alpino di Elva, una lezione sull’autonomia che andrebbe spiegata a coloro che hanno paura di impegnarsi in prima persona, senza delegare e senza farsi mantenere.
“Per inciso – prosegue Allocco – il principio di sussidiarietà non arriva dalla politica, ma dalla dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Il primo documento che si esprime in questi termini è l’enciclica Rerun Novarum del 1891 di Papa Leone XIII e cento anni dopo Giovanni Paolo II nell’enciclica centesimus annus scrive che «Disfunzioni e difetti dello Stato assistenziale derivano da un’inadeguata comprensione dei compiti propri dello Stato. Anche in questo ambito deve essere rispettato il principio di sussidiarietà: una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune»”.
Così Elva ha deciso di gestire il proprio destino attraverso la stesura del Piano Strategico comunale e con l’individuazione dell’obiettivo che ci si pone.
“L’obiettivo che un Comune può darsi nella analisi di strategie possibili per vivere il Monte in estrema sintesi è quello di permettere ad una famiglia giovane di vivere e lavorare ad Elva, al limite superiore dell’Ecumene, dando ai figli pari opportunità dei giovani a valle”.
Non da soli, perché il paese ha ottenuto un contributo del Collegio Carlo Alberto di Torino.
“Parlo di Ecumene inteso come luogo in cui si può vivere stabilmente, questione di non poco conto in un momento storico in cui questo limite ha iniziato a scendere velocemente a valle. Ovvio che un obiettivo del genere non può essere perseguito al solo livello comunale, bisogna innescare una spirale positiva che coinvolga livelli istituzionali altri, ma non basta.
È la società tutta che deve porsi il problema anche perché in Italia non è solo questione di Nord o Sud, è anche questione di Monte e di Piano.
A livello accademico la questione è stata posta da tempo, il tema è all’odg dell’Accademia Alte Terre di Mondovì, dell’Università della Montagna di Edolo dell’Università di Aosta”.
Per Allocco il Piano non vuole essere solo la lista della spesa dei progetti che ente pubblico e privati pensano possano essere utili e produttivi, ma vuole individuare l’insieme di azioni che vanno oltre e al di la dell’iniziativa privata e del Comune e mirano all’obiettivo che ci si è dato.
“L’economia si è organizzata in tre settori, primario, i prodotti dalla terra, secondario, artigianato, industria e il terziario, servizi, turismo e ora mondo informatico.
Questo fino a una ventina di anni fa copriva il tutto.
Ora si comincia a parlare di “economia fondamentale” intesa come l’insieme dell’infrastruttura economica della vita quotidiana, la produzione e la distribuzione di cibo, la sanità, l’istruzione, i trasporti, la distribuzione di energia, di acqua e di gas, le telecomunicazioni, la raccolta e il trattamento dei rifiuti …”.
L’economia fondamentale, in altre parole, è l’infrastruttura economica della vita quotidiana un tempo gestita dal pubblico, che ora sta passando man mano ai privati e ovviamente l’obiettivo dei privati è il profitto.
“Ovviamente le alte valli alpine sono la zona in cui, sia per questioni di numeri che geografiche, queste dinamiche hanno un impatto sempre più evidente.
Quello dell’economia fondamentale è un argomento che compete anche al Comune sollevare.
Una parte della analisi ovviamente non potrà che essere consegnata a livelli superiori, cominciando dall’Unione dei Comuni, per essere confrontata, condivisa e per individuare assieme percorsi possibili.
L’obiettivo della autosufficienza energetica è per noi parte dell’economia fondamentale e un segnale positivo è dato oggi dall’ACDA che governa uno dei tasselli importanti di questa economia”.
L’acqua scendendo a valle può lasciare in montagna il lavoro prodotto della gravità e l’autosufficienza energetica è uno dei temi messi a Piano.
“Elva è stata scelta dall’ACDA come luogo di sperimentazione di nuove tecnologie per la gestione dell’acqua, bene, siamo a completa disposizione, bene!
Elva si candida anche come laboratorio per vivere il Monte.
Tema importante è il supporto economico e logistico alle famiglie che hanno figli da mandare alle superiori o all’università deve entrare nell’agenda della politica di valle e regionale e sarà sottolineato.
Attenzione particolare va data alle opportunità che possono essere colte, avendo presente che ci si muove in contesto competitivo sia nel locale che a i livelli superiori”.
Ovviamente le opportunità offerte dal progetto Aree Interne saranno preziose e su questo si focalizzerà l’attenzione, come alle opportunità che possono essere colte all’esterno.
Una candidatura è già stata avanzata per la realizzazione di un “sistema per la gestione territoriale e la valutazione degli effetti delle politiche di gestione in relazione a biodiversità e servizi ecosistemici alla luce dei cambiamenti climatici” assieme a partners internazionali: Elva si candida per le analisi a livello alpino, il comune di Milano per la pianura padana assieme a università e istituzioni internazionali.
“Una seconda proposta, come esempio, riguarda il recupero della rete di gestione piccole sorgenti che un tempo erano usate per irrigazione e per macerazione canapa e lino con i Nais, sarebbe una opportunità da valutare nel recupero di coltivazioni di nicchia, ci ragioneremo.
In programma un locale per la stagionatura dei formaggi nella casa della meridiana da legare poi alla promozione della produzione locale.
Attenzione particolare va data a progetti e investimenti dei privati e si cercherà di collocarli in un disegno di insieme complessivo per cogliere opportunità e promuovere sinergie”.
Il Piano viene immaginato come uno strumento in costante evoluzione e aggiornamento, una prima stesura deve essere pronta entro luglio, in tempo utile per essere presentata all’inizio dell’operatività dell’Unione dei Comuni dopo le elezioni.
“Ultima riflessione riguarda un tema che sarà sempre più centrale, quello dell’impatto dell’uomo sull’ambiente, una riflessione che faccio da montanaro e non per nulla la faccio quassù.
L’idea che sta affermandosi è quella che la presenza umana crea inquinamento e bisogna tornare ad una natura incontaminata.
Ebbene quassù si può vedere il contrario, la presenza dell’uomo qui ha lasciato una traccia di bellezza sulla quale occorre riflettere.
Gli affreschi della parrocchiale non sono qui per caso, non è per caso che una comunità alpina nel basso medioevo fa venire un pittore dall’altro capo d’Europa per mettere un sigillo stupendo a un contesto ambientale in cui l’orma dell’uomo è presente ovunque e ovunque ha creato bellezza ed armonia”.
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Come sempre Mariano Allocco riesce ad essere incisivo è esaustivo, come mi ha insegnato lui è fin troppo facile per noi del piano, salire in montagna goderne , fare gli ecologisti naturalisti per poi rientrare a casa e dimenticare che dietro a quel che abbiamo visto e goduto esiste una realtà sociale. Ignorata per anni, sminuita la montagna ha una sua connotazione storica politica. Bisogna asctare , i politici , chi vuol muoversi non solo deve imparare l’ascolto ma deve smetterla di pensare alla montagna come un parco giochi…ad un bene commercibile e fruibile nei suoi aspetti più selvatici e quindi vissuti positivamente da noi ammaestrate cittadini. Non va commiserato o conservato chi vive in montagna , ma va aiutato a restarci .