Cari lettori oggi sottopongo alla Vostra attenzione l’intervista ad un giovane artista italiano. Emilio Ferro realizza installazioni ed opere caratterizzate da tecnologie nuove, all’avanguardia che incidono il tempo e lo spazio in modo totalizzante e si sviluppano su larga scala, nel rispetto sia della natura che del contesto in cui vengono inserite. Ho avuto l’occasione di vedere personalmente una sua installazione – “Quantum” – a Palazzo Martini Cigala nella nostra bella Torino, in cui l’artista sembra dialogare con la potenza della luce e del suono. Interagendo e alterando l’immagine degli ambienti dal punto di vista architettonico e storico, riesce a dar vita ad un inedito confronto tra arte, architettura, scienza, metafisica e suono. Un dirompente fascio di luce che, partendo dal cortile interno attraversa, senza interruzioni, gli splendidi spazi barocchi dell’edificio, per terminare la sua “corsa” nelle sale nobiliari del Palazzo.
Molto più di un’opera d’arte. Una esplosione di emozioni che richiamano al viaggio emozionale che la vita ci regala: un inno alla vita che è una grande avventura verso la luce.
Buona lettura!
B. Cosa significa fare arte? Ci racconti i tuoi inizi?
E.F. Per me arte significa sperimentare senza limiti. Fin da piccolo, ho avuto chiaro in mente questo concetto. Mentre gli altri bambini sognavano di diventare astronauti o pompieri, io volevo diventare uno “scienziato pazzo”, figura ricorrente in alcuni cartoni del passato, una persona libera dagli schemi che ricercava quello che più gli interessava, senza limiti, e, in quanto “pazzo”, libero dal giudizio altrui.
B. Quando hai cominciato a percepire te stesso come Artista?
E.F. Ho iniziato presto, in gioventù creavo di continuo, utilizzando ogni materiale a mia disposizione. In parallelo, suonavo strumenti musicali, per poi, verso i quindici anni, iniziare a produrre musica elettronica e, dai diciotto, a creare quadri e sculture. Dopo qualche tempo sono arrivate le prime esposizioni d’arte, dai ventun anni ho iniziato a sperimentare con la luce, per poi unire questo elemento a suono, sculture e spazio, per creare installazioni totalizzanti capaci di trasportare il visitatore dell’opera in un altro mondo, permettendogli di provare un’esperienza nuova, inedita.
B. Cosa provi mentre crei?
E.F. Quando sono concentrato e creo, entro in uno stato di flow in cui tutto è continuo, le azioni da svolgere si susseguono rapidamente in modo naturale e armonico.
B. I costi proibitivi di queste nuove tecnologie rendono quest’arte accessibile a pochi?
E.F. Le soluzioni che utilizzo derivano da molti anni di sperimentazioni in studio. Essendo tutto creato custom, è difficile rispondere a questa domanda. Sicuramente, le dimensioni dei progetti con cui ci confrontiamo implicano un costo per chi finanzia l’opera. Al tempo stesso, per il pubblico finale, la mia arte è accessibile gratuitamente quando installata in spazi pubblici. In questi casi, l’installazione diventa vero e proprio veicolo per la scoperta di un determinato luogo, che, nella normalità, potrebbe rimanere inosservato.
B. Che emozione vuoi trasmettere con i tuoi fasci di luce al pubblico?
E.F. Per ogni persona è diverso, le mie installazioni sono da vivere.
B. In base a quale criterio scegli le locations per le tue installazioni?
E.F. Sono i luoghi a scegliere me, in qualche modo sono loro a chiamarmi.
B. Cosa rappresenta per te “Quantum” a livello emotivo ed artistico?
E.F. Da circa un anno, con Simone Becchio, mio amico e gallerista di Projec to e Tempesta Gallery, ci confrontavamo su come poter realizzare una mia installazione temporanea presso Palazzo Martini di Cigala. Da questi incontri, si è concretizzato Quantum, che ho creato appositamente per Torino: è un progetto di cui sono molto soddisfatto.
B. Cosa pensi degli NFT? sei favorevole?
E.F. Appena ho capito di cosa si trattasse, ho subito iniziato a pensare a dove si potesse arrivare con questo nuovo mezzo. Con il tempo, sono riuscito a realizzare dei video generativi NFT partendo dalle fotografie a rullino di dettagli delle mie installazioni reali, che, unite ad un sottofondo sonoro delle stesse, riescono a trasportare l’osservatore in un viaggio nel Metaverso. Lancerò una collezione di nove NFT su Foundation.app, in partnership con Kimelios Gallery. A fine giugno, a Torino, ci sarà l’evento di lancio della collaborazione dove verranno spiegati tutti i dettagli e saranno presentati gli altri artisti che faranno parte di questo progetto, gli NFT saranno disponibili sul portale da settembre.
B. Che importanza ha nella tua carriera artistica Beppe Fenoglio?
E.F. E’ stato un grande onore aver avuto l’opportunità di far vivere la figura del “Segreto Cardiopulso” tramite un’installazione, per l’inaugurazione del centenario fenogliano, l’anno dedicato a Beppe Fenoglio a cento anni dalla sua nascita. Come lo scrittore, anche io sono albese e amo la terra delle Langhe. Penso che i temi raccontati da Fenoglio nei sui scritti siano ora quanto mai attuali e debbano essere ricordati e tramandati anche alle generazioni future.
B. Ci sono stati fatti specifici nella tua vita che hanno influenzato il tuo progetto artistico iniziale?
E.F. Tutto inevitabilmente mi influenza, al tempo stesso cerco di mantenere la mia visione.
B. “L’arte deve comunicare per forza qualcosa”, questo concetto è imposto da una grande parte della critica artistica, ma ciò è per forza così? L’arte non può essere libertà di pensiero e di immaginazione e di immedesimazione?
E.F. Penso che l’arte debba affascinare, debba essere bella, e che possa anche avere un significato.
B. Il progetto artistico piu’ ambizioso a cui aspiri?
E.F. Sicuramente “Another Sun” e “Volcanoes Of Light”. Entrambi i progetti fanno parte della serie di lavori “Galactic Projects”, possibilità progettuali offerte da una prospettiva capace di guardare oltre l’orizzonte del nostro pianeta. Sono percorsi in divenire che si attuano per tappe intermedie, la cui restituzione finale è solo una delle componenti del lavoro, non l’obiettivo ultimo. Una ricerca estetica che declina riflessioni filosofiche e che, volutamente, si muove su obiettivi enormi e lontani, un’occasione per esplorare con la luce lo spazio siderale, insieme al nostro mondo interiore.