Enrico Ruggeri non è soltanto il cantante, compositore e uomo di spettacolo che tutti conoscono. Non solo il vincitore di due Festival di Sanremo e l’autore di canzoni che hanno fatto epoca come “Il Mare d’Inverno”, “Contessa” o “Mistero”. È anche un apprezzato scrittore di romanzi che ha un vasto seguito grazie alla notorietà raggiunta in campo musicale.
Negli ultimi dieci anni ha pubblicato almeno sette romanzi l’ultimo dei quali – Un gioco da Ragazzi, La nave di Teseo, 20,00€ – è uscito lo scorso novembre.

Vi si narra la storia di due fratelli milanesi che, negli Anni di Piombo, si trovano a militare sui due opposti schieramenti politici: l’uno a destra e l’altro a sinistra.
Ne scaturisce uno spaccato di un’epoca ormai quasi dimenticata, volutamente o meno. Sembra che ci si voglia lasciare alle spalle un periodo sanguinoso e, oggi, inimmaginabile, in cui era quasi impossibile non schierarsi da una parte o dall’altra e che vide centinaia di migliaia di giovani combattersi ferocemente in nome di ideologie spesso mal digerite.
In mezzo a quegli scontri, non solo metaforicamente, stava il “potere” politico ed economico che, sulla logica degli “opposti estremismi”, campava e prosperava, mentre una sinistra pseudo-rivoluzionaria spadroneggiava nelle scuole e nelle fabbriche additando come nemici i “fascisti” che cercavano in tutti i modi di conquistare spazi per non restare isolati.
Un antagonismo che, sul finire degli anni Settanta e all’inizio del decennio successivo, si trasformò in scontro armato. Una scelta per molti pressoché inevitabile che vide molti finire nel vortice della delinquenza comune, mentre altri – più saggiamente, forse – si allontanavano dall’agone politico per non essere risucchiati in un vortice senza via d’uscita.
Questo mondo, nel libro di Roggeri c’è tutto. Raccontato in modo immediato, colloquiale, senza fronzoli o pretese di tipo letterario.
Perché l’autore forse non è un grande scrittore. Ma è sincero, genuino, senza pretese, come quei vini che non vogliono confrontarsi con i “Grand Cru” francesi, ma solo appagare il palato di tutti e non solo degli appassionati.
Così, “Un gioco da Ragazzi” fila via veloce, senza mai cadere nella banalità o nei luoghi comuni. Senza giustificare o schierarsi, ma riportando l’essenziale di un mondo che Ruggeri, dall’alto dei suoi quasi sessantaquattro anni, ha vissuto in prima persona.

Che poi non si schieri dalla parte di quegli extraparlamentari di sinistra che poi hanno fatto carriera sistemandosi in giornali e nei posti di potere che dicevano di combattere – così come pretenderebbe la vulgata del “pensiero unico obbligatorio” – gli fa certamente onore. Una presa di posizione che gli è valsa anche l’accusa di essere fascista, naturalmente.
Ma che non gli impedirà di continuare brillantemente la sua carriera di cantautore e, come abbiamo detto, di scrittore.