Caro Gesu’ Bambino, sei nato in una grotta, deposto sul fieno della terra in una mangiatoia. Ti vegliavano e ti scaldavano il bue e l’asinello. La terra madre e il bestiame prodigo e forte. Nascesti in povertà in tempi di persecuzione. Solo i saggi che venivano da lontano compresero i segni delle stelle e i pastori. Ti donarono l’oro incorruttibile, ma che corrompe, l’incenso sacro e la mirra che purifica e i frutti della terra ancora vergine.
Non altri balocchi, eppure i Re Magi, i pastori ti hanno visitato, hanno seguito la stella eludendo i Dpcm di Erode. Eri lì in quella mangiatoia, come tanti bambini in povere case, in povere tende, ma con mamma e papà. Quanti bambini di papà separati,quanti bambini di mamme sole, quanti bambini di disoccupati, quanti bambini soli passeranno un sereno Natale?

Quanti balocchi sudati, sofferti, lasciati in case famiglia della cronaca e mai consegnati a bimbi privati dei padri, delle madri, dei nonni, sottratti? Quanti bambini malati senza conforto? Quante cure sospese per covid? Quanti bambini lasciati sulle strade della fame? Quante le vittime bambine di un mondo di plastica e di distruzione e quante le menti giovani digiune di cultura, di tradizione, di identita’ che la scuola ha loro sottratto?
Senza radici si muore, senza radici si marcisce. Eppure è Natale, quello delle zampogne, del presepe vivente, di “Tu scendi dalle stelle”. Eppure è Natale ed è tornata la neve sulle montagne. Eppure è Natale, ma il Vaticano lo sa? Le luci sembrano senza luce, le facce sfuggenti, gli auguri spenti. Ma tu “scendi ancora dalle stelle” per chi? Per il bue e l’asinello, per i pastori, per i Magi? Per i bambini? Per i bambini che hanno fame, fame di amore, di serenità, di normalità, di pane. Il pane, la stessa radice di padre, la stessa dal sanscrito che richiama il nutrimento.
Manca la musica di Natale, nutrimento dall’ingrediente contagioso per la Comunità e catartico. Resta il mantra di una preghiera che ripercorre il passato, che interroga il presente, che scrive il futuro, una storia dei Popoli che si rinnova in modi diversi, ma che scalda questo inverno trovandone la sintesi: Amate il pane, cuore della casa, rispettate il pane, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio.
Il sacrificio di una generazione impreparata, senza padri, senza madri, che dal pane ripartirà in questo Natale 2020, quando Gesù Bambino prenderà posto nella stessa mangiatoia aspettando la visita dei più piccoli. Buon Natale ai nonni e ai bambini, ai padri e alle madri e al nostro bambino interiore. Buon Natale con tutto il cuore!