Si beve meno vino ma, chi può, sceglie di bere meglio. Magari senza arrivare ai re dei vini, dal Barolo al Barbaresco ed ai grandi toscani, ma anche i vini più tipici di territori meno noti stanno conquistando nuovi appassionati.
È il caso dell’Erbaluce di Caluso, vino Docg tipico del Canavese (zona tra Torino e la Valle d’Aosta).
Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura, presentando il nuovo presidente Tommaso Visca sottolinea come la superficie per la produzione di questo vino sia passata dai 159 ettari del 2014 ai 242 dello scorso anno, per una produzione di quasi 1,2 milioni di bottiglie potenziali mentre l’Erbaluce effettivamente imbottigliato lo scorso anno è stato pari a oltre 882mila bottiglie.
Il territorio produce inoltre il Doc Canavese (110 ettari) e il Carema (15 ettari per il Nebbiolo del Nord).
La provincia di Torino – ricorda Zuccaro – non ha certo l’estensione di vigneti del Cuneese, dell’Astigiano o della provincia di Alessandria, ma può comunque vantare, oltre al Canavese, altri territori vocati, dal Chierese (77 ettari di Freisa) alla Val Susa (9 ettari per la Doc omonima), dalla collina torinese (16 ettari per la Doc) al Pinerolese dove 30 ettari per la Doc sono suddivisi tra Rosso (15,7 ettari), Barbera (5,7), Bonarda (3,5), Dolcetto (2,4), Ramie (1,3), Freisa (0,8) e Doux d’Henry con meno di mezzo ettaro.
Anche i vigneti del Pinerolese sono in espansione, a dimostrazione di una crescente attenzione del mercato.
Ora, però, i produttori vogliono andare oltre e far sì che l’offerta si ampli con il rilancio di alcuni vini ormai quasi dimenticati e che hanno ottime prospettive di successo. Perché il mercato, che da un lato procede verso la globalizzazione e la banalità dell’omologazione del gusto, dall’altro è alla ricerca della tipicità, dei vitigni autoctoni. Bisogna però fare in modo che vengano conosciuti.
Allo stesso tempo però, si vuole utilizzare il vino per vendere il territorio che, nel caso del Canavese, è ricco di paesaggi e di proposte architettoniche e culturali di alto livello ma la promozione, sino ad ora, è stata pessima. L’Erbaluce può essere lo strumento di una radicale inversione di tendenza.
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