Monfalcone, 14 luglio 2020, Camera di commercio ore 10:10. Presente per restituire la tessera della benzina agevolata della moto. Unica anima viva lo scrivente in un atrio deserto separato con una porta ermeticamente chiusa da un corridoio vuoto sul quale si affacciano uffici serrati.
Suono un campanello e una voce mi avverte che si può accedere solo per appuntamento. Chiedo gentilmente di prenderlo, ma la stessa vocina mi comunica che si può fare solo telefonicamente con il numero indicato in un cartellone defilato.
Chiamo in diretta presentandomi come il suonatore del malefico cambiamento e la medesima vocina, affaticata dalle chiamate, mi offre finalmente l’opportunità di un incontro: 11 agosto alle ore 11:15. La signora mi afferma, con impassibile faccia tosta, che sono stracarichi di lavoro, anche per una procedura come la mia non superiore ai due-tre minuti.
È questo il “potere degli uffici” denunciato da Max Weber, condizione in cui intransigenza, pigrizia, incapacità di adattamento, inattività, inefficacia, deresponsabilizzazione, eccessiva pervasività, tendono a regolamentare ogni minimo aspetto della vita quotidiana.
Questa pantomima epidemica ha rivelato l’ignavia e la viltà delle istituzioni e degli operatori preposti al funzionamento delle medesime.
Banche, agenzie delle entrate, uffici comunali ed altri apparati forniti di potere proprio hanno deciso di lavorare per appuntamento.
Benissimo. Buona idea. Ma prima bisognerebbe chiarirsi sulla questione, partendo da cosa farebbe uno Stato funzionante e produttivo, che non è l’accozzaglia di impuniti e di impediti del nostro inetto sistema.
Voi, dipendenti, a paga sicura e orario preciso, volete passare dalla presenza di apertura all’appuntamento di accoglienza? Allora, arroganti e presuntuosi signori – si fa per dire – sappiate che questa scelta comporterà uno stipendio basato sulle prestazioni eseguite e le pratiche evase. Altroché retribuzioni protette con previsto grattamento di palle e sollecitazione di ovaie.
Ci sono cittadini che virus o non virus, quotidianamente, dall’imprenditore alla cassiera del supermercato, dal negoziante di quartiere al commesso del centro commerciale, devono sollevare la saracinesca con la consapevolezza che se non producono non mangiano, se non si attivano nessuno pagherà le bollette ad un sistema corrotto ed estorsore.
C’è chi contribuisce fattivamente al benessere di tutti e chi, parassitariamente, gode della fatica e del rischio degli altri. E questi ultimi è ora che siano messi a posto, per rispetto e riguardo dei primi.