Alcuni analisti hanno cominciato a parlare di ritorno della Guerra Fredda a seguito del conflitto russo-ucraino. In effetti a prima vista sembra essere proprio così: da una parte Putin che stigmatizza la politica della Nato e dall’altra tutti i paesi europei riuniti in unico fronte occidentalista, assieme agli States, che condanna all’unanimità l’aggressione della Russia. Eppure qualcosa, nel Vecchio Continente, si sta muovendo in un’altra direzione verso una maggiore autonomia dell’Europa rispetto agli Stati Uniti.
A seguito del conflitto è stata data infatti un’accelerazione alla formazione di un Esercito europeo che dovrebbe nascere nel 2023. E’ stato stilato anche un apposito documento, lo Strategic Compass, con l’indicazione dei passi da seguire, in primis gli scenari strategici nei quali potrà operare il Battaglione europeo: una zona molto vasta, che va dai Balcani al Mediterraneo asiatico fino ad arrivare all’Africa. I soldati arruolati dovrebbero essere circa 5000 già a partire dall’anno prossimo con regolari esercitazioni per poi diventare pienamente operativi dal 2024, un anno prima rispetto alla data inizialmente stabilita.
Ovviamente i punti critici di questa operazione sono molti. In primis, il numero esiguo di personale previsto. Poi rimane sempre la questione cruciale della dipendenza dalla Nato. Ad oggi su 30 paesi membri dell’Alleanza Atlantica, ben 25 sono quelli che fanno parte dell’Unione Europea. Come sarà possibile per Bruxelles smarcarsi dai diktat dell’ingombrante vincitore della Seconda Guerra Mondiale?
Qui subentra l’altro grosso limite dell’attuale Unione Europea, che se non viene risolto mai potrà portare ad un vero Esercito europeo e non di semplice facciata. Oggi la Ue, nonostante alcune buone intenzioni, continua ad essere una struttura unicamente di natura economica come ai tempi della Cee. In materia di politica estera infatti, cioè nella materia più importante per uno Stato realmente sovrano, il Consiglio della Ue deve votare le proprie decisioni all’unanimità. Questo vuol dire che, a prescindere dalla difficoltà di mettere tutti d’accordo, ogni Stato membro dell’Unione ha il medesimo peso politico. Il Lussemburgo, per fare un esempio, può mettere il proprio veto ad una decisione di politica estera esattamente alla pari della Germania.
E’ da qui che dovrebbe partire una seria riforma dell’attuale architettura europea. Il problema della Ue non è, come dicono gli antieuropeisti de noantri, un’assenza di democrazia (detto poi dall’Italia dove i poteri del Parlamento sono stati di fatto esautorati da anni…) ma esattamente l’opposto: un eccesso di democrazia, intesa come visione egualitaria dei paesi membri. Bisognerebbe dare vita ad un’Unione Europea completamente differente, dove il peso politico delle singole Nazioni vari a seconda della propria grandezza, storia, capacità industriale e via dicendo. Solo così facendo l’Europa non sarebbe più una semplice struttura amministrativo-burocratica e potrebbe realmente diventare uno Stato effettivo ed un player di rilevanza internazionale.
Negli ultimi anni in effetti diversi esponenti politici del Vecchio Continente si sono mossi in questa direzione. Anche i vari accordi con la Russia, che oggi vengono additati come collusivi nei confronti del dittatore Putin, erano in realtà funzionali alla prospettiva di una maggiore indipendenza ed autonomia dell’Europa rispetto agli States. Oggi però la guerra si è messa di traverso ed il rischio è proprio quello di tornare ad essere vassalli di Washington, con la scusa che l’Occidente intero si trova in guerra contro lo zar di Mosca. Ma la storia non è mai un qualcosa di definito e spesso, nelle situazioni più imprevedibili, si nascondono delle opportunità. Sarà l’Europa in grado di volgere a proprio favore l’attuale situazione bellica? Se vuole tornare ad essere una Potenza non ha alternative: deve accelerare nella politica di unità politica del Continente ed assumere la struttura di un vero Stato, con una sua politica estera ed un proprio Esercito regolare e numeroso. In caso contrario, non ci sono vie d’uscita: rimarremo succubi dei padroni atlantici, a prescindere dai reali interessi che hanno spinto Putin all’aggressione dell’Ucraina. Come sempre, si tratta di prendere sulle proprie spalle il fardello del proprio Destino. Tocca a noi liberarci dal giogo americano, non possiamo continuare a sperare in un salvatore esterno, che alla fine non sarebbe altro che il nostro nuovo padrone.