Li aspettavo tutti i Natali, con le loro zampogne, vestiti di scuro e i cappelli slabbrati, calati sugli occhi per schivare le folate di vento gelido d’inverno, il nevischio. Avevano il viso buono, schietto, i polpacci impellicciati legati da strisce di cuoio che spiccavano sul bianco lanoso. Calavano dalle montagne portando al pascolo l’ovile, non chiedevano niente, anzi donavano. Donavano quella nenia unica da ninna nanna, dolce, malinconica: sembrava accompagnasse la stella cometa.
Aspettavo tutti i Natali quell’anima ancestrale e magica che usciva dalle panciute zampogne. Ne ho sempre desiderata una, mi riportava all’origine, al bosco, alla coscienza, alla famiglia in un’atmosfera ovattata, calda, fiabesca, come persi nelle aeree danze di piccole fate, ebbri di dolcezza e magia davanti al Bambino Gesù in una grotta senza sapere come.
Un suono antico, magico, potente, evocatore nella notte blu piena di stelle; le luci aranciate dei lampioni della piazza e il chiacchiericcio intorno. Passavano coi loro tabarri, a due, ma in solitudine, con un largo sorriso sotto una barba che ricordava Carmine Crocco, eppure miti come le pecore lasciate al pascolo.
La nenia della zampogna non aveva bisogno di chiese, di benedizioni, lasciava la sua sacralità in ogni dove. Come i canti a cappella di Salisburgo sotto i portoni. Guardavo mio nonno, i suoi baffi, il suo sguardo, era lì ad osservare estasiato anche lui con la sua voce pacata e profondamente calda, intensa.
Vogliono cancellare il cuore oggi, i nonni, l’anima, l’emozione, la storia, l’identità, “preservando” chi morirebbe mille volte per ricordare il sorriso di un nipote a Natale, “preservando” chi serve a pagare le tasse e il business delle case di riposo, “preservando” chi senza continuità e nipoti non ha futuro, né ricordo, rammentando Foscolo e i suoi sepolcri.
E mentre esiliano anche il Natale e chiude per sempre il puparo di San Gregorio Armeno, al pianoforte, mesta, si ode persistere “Tu scendi dalle stelle”, esclusa dalle chiese a trazione argentina, meno mistica della versione con le zampogne, ma la più bella ninna nanna mai suonata, forse proprio quella dell’autentico Gesù Bambino. Buon Natale Gesù Bambino, buon Natale Italia, buon Natale nonno.