“Non strumentalizzare l’accaduto”, ordinano Cgil, Cisl e Uil. L’accaduto, come lo definiscono ipocritamente, è l’assassinio di un prete a Como. E l’assassino è una “grande risorsa”, anche se i sindacati preferiscono glissare. Una forma di strumentalizzazione propria questa omissione. E lo è anche l’immediato tentativo di far passare l’ospite non invitato per un pazzo, per uno squilibrato. Non ha importanza che non ci siano ancora riscontri, l’importante è indicare subito la linea mediatica da seguire.
Così i tg evitano accuratamente di spiegare, nei titoli, che l’assassino è un tunisino. Nessuna informazione su come sia arrivato in Italia, con un barcone dei soliti trafficanti di schiavi o in altro modo. O quanto ci sia costato mantenerlo durante il suo soggiorno. Però emerge che il poveruomo (l’assassino, ovviamente, non la vittima) era già stato espulso ma, ovviamente, nessuno aveva fatto rispettare il provvedimento e il poveruomo poteva girare tranquillamente per la città sino a quando ha ammazzato il sacerdote.
Non uno che abbia ricordato le chiacchiere inutili del ministro Lamorgese a proposito dei maxi rimpatri di clandestini in Tunisia. Non uno che si sia chiesto perché nessuno si era premurato di far eseguire l’espulsione. D’altronde le forze dell’ordine devono dare la caccia a chi non indossa correttamente la mascherina o a chi va in canoa quando il lìder minimo non vuole. Quelli sì che sono reati gravi, mica un banale omicidio commesso da un ospite. Si può strumentalizzare l’omicidio commesso da 4 balordi italiani, ma è vietato se l’assassino fa parte delle categorie di intoccabili. Dura lex sed lex? Dipende dal criminale, mica dal crimine.