La caduta dell’economia italiana, ben prima che la banda Speranza provocasse un ulteriore crollo con una gestione disastrosa dell’emergenza Covid, ha fatto riemergere l’idea dello Stato imprenditore. Con tutti i limiti che ne derivano, al di là dei divieti posti dall’Unione europea. Dunque Kulturaeuropa, in una trasmissione radiofonica, ha provato a superare l’ostacolo di Bruxelles con una proposta provocatoria: una nazionalizzazione europea che avrebbe il merito di eliminare il problema della concorrenza sleale tra i Paesi del Vecchio Continente.

Inevitabilmente la proposta suscita perplessità. Perché è verissimo che il ceto imprenditoriale privato ha offerto pessima immagine di sè, ma non è che il pubblico sia stato molto più efficiente. Dall’Alitalia all’Alfa Romeo, senza dimenticare lo “Stato pasticcere” che era stato soprattutto pasticcione.
Dunque l’ipotesi fa paura, così come farebbe paura la prospettiva di affidare ad un Paese straniero la gestione di aziende collocate in Italia. Certo, una guida affidata a manager pubblici tedeschi o francesi darebbe l’idea di maggior efficienza, competenza, magari anche onestà. Ma in caso di difficoltà, di crisi, quali garanzie ci sarebbero per la difesa dei posti di lavoro in Italia?
Però è evidente che continuare a giocare da soli su un campo planetario rischia di ridurre drasticamente la competitività. “Piccolo è bello” vale solo in alcune nicchie, per alcune produzioni. Ma per le produzioni strategiche servono enormi investimenti, servono alleanze. Affidarsi a multinazionali americane o cinesi non è una grande idea.
Ma anche continuare a difendere l’indipendenza di alcuni grandi gruppi a controllo pubblico può rappresentare un rischio. Perché in alcuni settori le prossime nomine dei vertici possono essere pilotate da Paesi stranieri che hanno interesse a controllare l’attività di Finmeccanica/Leonardo. I nomi che circolano non sono esempi di massima indipendenza. Non è per nulla certo che i futuri vertici rispondano agli interessi italiani.

Una nazionalizzazione europea, al contrario, potrebbe rappresentare la strada per obbligare tutti i Paesi a superare il campanilismo per diventare davvero parte di un’unica grande nazione dalle cento piccole patrie.
2 commenti
Era dell’altro giorno il dato economico di Microsoft Europe: 260 Mld di € di utile nel 2020 . A parte la bagatella di non riuscire a fare pagare un € di tasse su questi utili il dato fondamentale da tenere in considerazione è quello politico . 260 Mld di € sono il PIL del Portogallo .
O si riesce a ripensare un nuovo nazionalismo europeo o il declino sarà per sempre il destino del nostro vecchio e caro continente.
Parlare di petite Patrie o di sovranismi pseudo nazionalistici ci porterà solamente fuori dalla Storia o a chiaccherare tra di noi come gli umarell davanti ai cantieri
In Europa un imprenditore deve sottostare ad infinite norme contrastanti ed di difficile interpretazione.
Quindi è obbligato a trasferire le proprie attività dove può operate in tutta tranquillità e usufruire di una tassazione più favorevole.
Molte aziende, che erano nate in Europa, hanno dovuto trasferire le proprie fabbriche produttive in altre nazioni dove vi sono migliori condizioni di vita e legislative.
Ormai è un fatto che si ripete di continuo, ma il politici europei non fanno nulla per migliorare le norme più errate che frenano l’occupazione e che bloccano la creazione di nuovi posti di lavoro.