“Contro l’impunità”. È il nome dell’associazione di Antonio Panzeri, ex europarlamentare del Pd e poi di Articolo 1 accusato di aver preso mazzette da un “Paese del Golfo” non ufficialmente precisato ma individuato da tutti nel Qatar. Anche se si parla anche di Marocco. Ed a Bruxelles hanno preso sul serio il nome dell’associazione ed hanno spedito in galera, in Italia, anche moglie e figlia del compagno Panzeri. Già, perché essendo un mandato di arresto europeo, in Italia non han potuto far finta di niente. Salvo spedirle subito ai domiciliari, perché la legge è uguale per tutti..
Ovviamente si tratta solo di accuse. Nulla di definitivo e nessuna condanna. Ma anche se Panzeri e gli altri – compresa la compagna greca Kaili, vicepresidente del parlamento europeo – fossero già stati condannati, non cambierebbe nulla perché la fallibilità della giustizia non è una prerogativa italiana. Però nella perquisizione a casa Panzeri sarebbero stati trovati più di 500mila euro in contanti. E lo sprovveduto ex europarlamentare non aveva neppure una cuccia né un cane da accusare per il possesso del denaro: dilettante!
Al di là degli aspetti processuali – Panzeri è un lobbista di professione ed il lobbismo è previsto a Bruxelles, dunque anche il denaro potrebbe avere una giustificazione – resta il problema reale: un parlamento europeo che anche ai massimi livelli veniva condizionato da interessi che nulla hanno a che fare con l’Europa. In questo caso il mandante è stato individuato. Anche perché adesso attaccare il Qatar è come sparare sulla Croce Rossa (sulla Mezzaluna Rossa è più difficile), dopo le accuse di corruzione per ottenere i campionati mondiali di calcio. E poi i Paesi del Golfo stanno stipulando accordi a raffica con la Cina, sono anche vicini alla Russia per ciò che concerne il petrolio e, dunque, gli atlantisti scoprono improvvisamente le magagne che non avevano visto negli anni passati.
Ma bisogna davvero essere anime belle per credere che il Qatar sia l’unico Paese al mondo a corrompere o tentare di corrompere i parlamentari europei. E quando non si tratta di stati esteri, ci pensano le multinazionali a far tutelare i propri interessi dai rappresentanti politici di fiducia. Ma adesso si denuncia un caso di corruzione. Colpirne uno per educarne cento.
Difficile, però, credere davvero alla redenzione generale per una indagine che avrà comunque il merito di delegittimare ulteriormente le pessime istituzioni europee. Quale credibilità avrà ancora l’Europarlamento? Su quali basi, se non il mero ricatto economico, si dovranno accettare le imposizioni della Commissione europea?
Sicuramente si tratta di una indagine indipendente della magistratura belga. Però è curioso che venga coinvolto il Qatar e che si delegittimi l’Unione europea proprio in coincidenza con l’indebolimento della posizione Usa nel Golfo e con l’attacco di Washington all’economia europea.