Il 16 febbraio 2022 la Corte costituzionale, il massimo organo di giustizia costituzionale presente del nostro Paese, si è espressa a proposito dell’ammissibilità di otto quesiti referendari. Il verdetto è stata l’inammissibilità dei referendum relativi al tema di omicidio del consenziente, quello sulle sostanze stupefacenti e quello sulla responsabilità civile diretta dei magistrati. Dichiarati invece ammissibili gli altri cinque quesiti, tutti inerenti al tema della giustizia. In particolare, riguardano l’abrogazione della legge Severino sui condannati in Parlamento, l’abolizione della raccolta delle firme per presentare la candidatura al CSM, la separazione delle funzioni dei magistrati, i limiti all’applicazione delle misure cautelari e il diritto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari. In questo articolo andremo ad approfondire la questione relativa ai referendum bocciati dalla Corte.
Referendum abrogativo: di cosa si tratta?
Prima di occuparci di analizzare i vari quesiti, è utile fare un accenno alla disciplina prevista dal nostro ordinamento sui referendum abrogativi, e sull’iter previsto per la loro approvazione.
La nostra Costituzione disciplina il referendum abrogativo all’articolo 97:
“È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono ottocentomila elettori o cinque Assemblee regionali.”
Si tratta di una delle rappresentazioni di democrazia diretta previste nel nostro ordinamento e richiede un procedimento specifico delineato dai commi seguenti dell’articolo citato.
E’ infatti prevista una valutazione di ammissibilità da parte della Corte costituzionale, che è incaricata di verificare che la proposta di iniziativa popolare non sia contraria alla Costituzione.
Questo è esattamente l’iter che si è seguito per arrivare alle decisioni della Corte del 16 febbraio. Alcune proposte sono state ritenute idonee ad essere sottoposte a referendum; per altre si è ritenuto che un’eventuale abrogazione della legge non avrebbe garantito livelli di protezione adeguati al rispetto della Costituzione. Così ne è stato deciso il rigetto. Ora vediamo più nello specifico quali sono state le motivazioni dietro ai referendum bocciati della Corte costituzionale.
Referendum sul fine vita
La bocciatura del referendum sul fine vita è sicuramente quella che ha prodotto maggiori scandali. Sono trascorsi più di due anni, infatti, dalla data della prima sentenza della Corte Costituzionale riguardante il caso Cappato, che esortava il Parlamento a legiferare in tema di eutanasia, sottolineando l’assenza di una disciplina specifica per i casi di fine vita per cui ammettere l’omicidio del consenziente.
La motivazione della bocciatura della proposta di referendum riguarda proprio il fatto che, non esistendo una disciplina specifica che regoli l’ammissibilità dell’eutanasia, un eventuale referendum abrogativo, così come promosso dal comitato guidato dall’Associazione Luca Coscioni, non avrebbe garantito la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana. Infatti, più che di un referendum sull’eutanasia, si trattava di un referendum che agiva sul testo dell’omicidio del consenziente che, secondo la Corte, avrebbe finito per provocare l’impunibilità di una serie di circostanze più ampie rispetto ai casi specifici per cui sarebbe auspicabile prevedere la possibilità di accedere all’eutanasia.
Secondo il Presidente della Corte Costituzionale, infatti, il referendum in questione “apre all’impunità penale di chiunque uccide qualcun altro con il consenso, sia che soffra sia che non soffra. Occorre dimensionare il tema dell’eutanasia alle persone a cui si applica, ossia a coloro che soffrono. Non potevamo farlo sulla base del quesito referendario, con altri strumenti può farlo il Parlamento“.
Si tratta di una decisione che, ancora una volta, invita il Parlamento a legiferare in tema di eutanasia, al fine di prevedere una disciplina specifica che possa garantire tutela e dignità a tutti coloro che vogliano accedere a questa pratica per mettere fine alle profonde sofferenze a cui sono sottoposti a causa di patologie irreversibili.
Referendum sulla cannabis
Anche il secondo quesito, impropriamente definito a tema cannabis, si inserisce tra i referendum bocciati dalla Corte costituzionale. In questo caso, le ragioni del rifiuto fanno riferimento al fatto che gli articoli citati nel testo fossero relativi non alla coltivazione della cannabis, bensì alla coltivazione di altre sostanze stupefacenti. Tra queste alcune droghe pesanti.
Ragione sufficiente per dichiarare bocciato il quesito, per violazione di obblighi internazionali plurimi, limite indiscutibile dei referendum. Il presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, ha aggiunto che per quanto riguarda la coltivazione della cannabis sono già intervenute le Sezioni Unite della Cassazione che hanno ritenuto che sia fuori della punibilità la coltivazione a uso personale della cannabis. Quindi, se il quesito fosse stato presentato in questi termini sarebbe stato considerato ammissibile.
Il terzo referendum bocciato dalla Corte
La terza proposta di referendum abrogativo bocciato dalla Corte è quella relativa alla responsabilità civile diretta dei giudici. Nel nostro sistema giudiziario, i giudici sono sottoposti a responsabilità civile indiretta. Ciò significa che chiunque abbia subito un danno ingiusto a causa di un comportamento, atto o provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali. Sarà poi lo Stato che potrà rifarsi in un secondo momento sul giudice responsabile. Per questo la responsabilità viene definita indiretta.
In questo caso il presidente della Corte ha spiegato che la dichiarazione di inammissibilità del referendum abrogativo si deve al fatto che una modifica della responsabilità da indiretta a diretta provocherebbe più un’innovazione che una vera e propria abrogazione. Infatti, la regola, per i magistrati, diversamente da altri funzionari pubblici, era sempre stata della responsabilità indiretta.
Questi sono stati i tre referendum bocciati dalla Corte. Se ti è piaciuto questo articolo, leggi anche questo sui referendum approvati dalla Corte costituzionale.