Ogni giorno si presenta lì, puntuale al posto suo, per dare avvio alle nostre faticose giornate. Eppure la gran parte di noi lo ignora, spesso non si accorge nemmeno della sua presenza, addirittura lo rifugge. Mentre esso è lì per noi, per il nostro bene e per garantire la nostra sopravvivenza. Quindi «evviva il Sole!».
Il sole emana tanto calore da riscaldare le acque emerse, mettendo in moto il ciclo dell’acqua così essenziale per la vita terrestre (e umana): se da un lato infatti, la differenza di calore fra mari e cielo determina la formazione di strati nuvolosi, che poi diventano preziose precipitazioni che irrorano i fiumi e le falde sotterranee o alimentano le riserve dei ghiacciai montani, dall’altro arricchiscono le riserve di acqua, ossido, fosfati a minerali fondamentali alla riproduzione animale e vegetale (quindi umana).
Inoltre il sole fornisce calore anche agli esseri viventi di ogni regno e specie, senza il quale non potrebbero sopravvivere alle condizioni climatiche endogene del nostro pianeta. Il Sole interviene nel processo di fotosintesi delle piante, che trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, elemento essenziale per la vita terrestre di qualsiasi essere vivente. Infine, l’energia emanata dal sole ha effetti chimici sulle sostanze organiche minerali e vegetali, necessarie ad attivare il ciclo alimentare generale del pianeta.
Assolutamente fondamentale è la funzione del sole nell’attività agricola: le sue radiazioni e la temperatura regolata dall’astro luminoso incidono sulla fertilità di qualsiasi tipo di coltivazione, in qualsiasi tipo di terreno e posizione geografica. Tanto è vero che ogni tecnica moderna di coltura artificiale (acqua ponica, verticali etc.) non prescinde dalla luce, anche se generata artificialmente da altre fonti, e dal calore regolabile dell’ambiente chiuso. Ma sappiamo che l’uomo ha sempre utilizzato il calore solare per svolgere diverse tecniche culinarie, in gran parte vive ancora oggi, come per esempio l’essiccazione o la scongelatura di determinati cibi o prodotti.
Nel settore delle energie rinnovabili, il sole rappresenta certamente la prima fonte naturale nota sin dall’antichità di calore per riscaldare abitazioni o altri luoghi pubblici, oppure per illuminarli. La radiazione solare, nonostante la sua scarsa densità (che raggiunge il valore massimo di 1kW/m² solo nelle giornate di cielo sereno), resta la fonte energetica più abbondante e pulita disponibile sulla Terra. Nell’ultimo decennio, il rendimento dei pannelli solari è aumentato del 30%, rendendo le varie applicazioni nell’edilizia, nel terziario e nell’agricoltura, commercialmente competitive. L’applicazione più comune è il cd. “collettore solare termico”, utilizzato per scaldare l’acqua a usi sanitari. Un metro quadrato di collettore solare può scaldare fra i 45 e i 60°C una quantità tra i 40 e i 300 litri d’acqua al giorno, a secondo dell’efficienza che è in funzione delle condizioni climatiche e della tipologia di collettore.
Fondamentalmente, la tecnologia solare consiste nel raccogliere i raggi attraverso pannelli di vetro che effettuano una trasformazione foto-voltaica in energia elettrica. Più avanzate sono le celle fotovoltaiche, disposte lungo un vettore (array) di moduli che riescono a concentrare le radiazioni solari fino a 200X. Ogni scatolina, fatta in fibra di vetro, può arrivare ad accumulare fino a 100W di potenza, grazie ad un concentratore prismatico in materiale acrilico che è in grado di realizzare un’efficienza energetica dell’80% rispetto all’esposizione solare. Negli ultimi decenni, la produzione energia solare è aumentata in modo esponenziale, con applicazioni più comuni degli impianti per scaldare l’acqua a usi sanitari, il riscaldamento degli ambienti di lavoro o domestici e delle piscine, ma risultano in rapido aumento i casi di utilizzo nell’industria, nell’agricoltura e nel settore della refrigerazione.
I collettori solari ad aria calda si differenziano da quelli ad acqua per il fatto che, in essi, il fluido termovettore è costituito da aria. I campi di applicazione di tali impianti sono, tipicamente, quelli del riscaldamento dell’aria per la climatizzazione ambientale e, negli impianti industriali, quelli destinati ai processi d’essiccazione dei prodotti alimentari. Nel campo della climatizzazione ambientale, il vantaggio di utilizzare i collettori ad aria consiste nel fatto che l’aria così riscaldata può essere inviata direttamente all’ambiente senza necessità di scambiatori di calore intermedi. Ciò consente un notevole aumento di efficienza del sistema: basti pensare che, di solito, con un sistema ad acqua, per riscaldare un ambiente a 20÷22 °C, occorre portare la temperatura dell’acqua ad almeno 60÷70 °C. Per quanto riguarda i consumi o i risparmi, è ormai appurato da tempo che una centrale solare termica riduce ai minimi il fabbisogno quotidiano individuale di energia per riscaldare l’acqua o gli ambienti, con una resa anche in termini di costo per materia prima assolutamente minima. Non c’è confronto infine sul fronte dell’impatto ambientale: azzerate le emissioni di sostanze nocive all’uomo o per l’ambiente, non c’è nemmeno grosse difficoltà sullo smaltimento degli impianti solari, che durano molto più a lungo degli altri e non contengono minerali radioattivi o cancerogeni. E non scordiamo i ripetuti bonus fiscali per installare impianti solari nelle abitazioni o anche per gli usi industriali.
Per quanto riguarda l’illuminazione, da anni anche in Occidente si sono diffuse le tecniche che sfruttano la luce naturale attraverso ampie vetrate e materiali termo conduttivi: in realtà non si tratta di una novità perché già in tempi passati in Europa erano diffuse molte tecniche di aerazione e illuminazione degli edifici pubblici, oppure si sfruttava la luce del sole per inscenare situazioni o immagini sacre all’interno delle grandi cattedrali gotiche o romaniche. Ancora oggi preferiamo luoghi assolati, luminosi e caldi per la presenza del sole alle imitazioni degli impianti di climatizzazione o illuminazione di artificiali, sebbene la ricerca tecnologica e lo sviluppo industriale stia invece svoltando verso la seconda via. E questo fatto non ha una spiegazione razionale. Come non lo hanno le scie chimiche che spesso e volentieri irrorano i nostri cieli con sostanze che, pare, agevolino la formazione di nuvole o strati di vapor acqueo che però vanno a oscurare il cielo e a limitare l’azione del sole sulla superficie e sulle persone.
Quest’ultimo aspetto non è secondario: è evidente a tutti che stare al sole, soprattutto nella stagione primaverile/estiva, aiuta il nostro umore e il nostro bioritmo, oltre ad avere chiari influssi sul metabolismo corporeo. Eppure, da diversi anni i cieli italiani (ma direi un po’ ovunque) sono attraversati da fenomeni atmosferici insoliti, crescenti ed estemporanei, che la vulgata ormai definisce “cambiamento climatico”, spesso devastanti per la natura e per l’uomo stesso, soprattutto perché incidono sulla presenza del sole nel nostro quotidiano.
Quanto sia importante questo fattore ce lo svela la religione degli antichi Egizi, che infatti innalzarono il Sole a massima divinità e sovrano del cielo e della terra, capace di muovere le acque del Nilo per le annuali inondazioni fertili, di illuminare la giornata e creare la vita sul pianeta (i primi homini capirono subito l’importanza del sole negli ambienti tenebrosi dei tempi antichi): nacque, così, il mito del sole che sorge e con esso la vita tutta, quindi la rinascita primaverile e l’abbondanza estiva e autunnale, al confronto del sole più basso del solstizio di dicembre, che come sappiamo è diventata data fondamentale per quasi tutte le religioni del mondo. Il sole è stato adorato per millenni dagli uomini, che gli hanno reso onore con templi e costruzioni religiose in ogni angolo della Terra, posto al centro di ogni sistema astronomico e astrologico noto, quindi dei calendari e dei prontuari di quotidianità di ogni epoca umana. Persino la scienza, grazie a Galileo, stabilì che l’intero sistema stellare cui appartiene la Terra è incentrato sul Sole e sulle radiazioni e le energie magnetiche che emana senza sosta da miliardi di anni. Al proposito, studi consolidato ci dicono che il nostro astro luminoso è giunto più o meno a metà della sua esistenza (circa 9 miliardi di anni), indi per cui ancor meno di comprende l’esigenza di farne a meno.
Infine, studi recenti hanno dimostrato che sopra una certa soglia di frequenze corporee umane (circa 24 hz) il Covid19 non sopravvive: guarda caso, quella soglia è ampiamente superata nei giorni totalmente illuminati dal sole e, generalmente, da quelle persone che sono attive, positive, innamorate, rilassate e senza problemi mentali, mentre viceversa chi vive di ansie, tensioni, rabbia, depressioni o paure varie, si colloca ampiamente sotto quel limite.
Si comprende, allora, come sia fondamentale ripristinare un corretto rapporto col nostro astro luminoso di riferimento, magari con un bel saluto mattutino, oppure strimpellando quella bella canzone di Battisti conosciuta a tutti, che oltretutto alza il nostro umore e libera le nostre migliori energie.