I miti legati alla Tavola Rotonda, alla ricerca del Graal, a re Artù e alla sua mitica spada Excalibur hanno affascinato per secoli intere generazioni. La gran quantità di film e serie televisive che ingombrano i palinsesti delle piattaforme in streaming, nonché la gran quantità di romanzi più o meno fantasiosi che riguardano il mitico re, sono la più chiara testimonianza di un interesse che non si è mai sopito.
Ma se si fosse colti dalla curiosità di scoprire dove e come sono nate queste leggende, ci si può tuffare nella lettura di un agile volumetto uscito recentemente nella collana “Aculei” diretta da Alessandro Barbero e edita da Il Saggiatore.
Si tratta di “Excalibur – La spada nella roccia tra mito e storia” di Francesco Marzella (pp. 192, €18,00).
Già scorrendo l’introduzione di Franco Cardini il lettore si accorgerà che l’impegno dell’autore è tutto volto alla rigorosa ricerca storica e testuale legata ai miti arturiani. Niente ricostruzioni fantasiose, nessuna supposizione poco fondata e neppure ipotesi non basate su fatti certi e su testi consultabili.
In particolare Marzella si concentra su quattro testi che possono essere considerati i capostipiti di tutte le opere e delle volgarizzazioni successive.
La prima è una Vita di re Edoardo, un testo agiografico che mirava alla canonizzazione del “re confessore”, redatta nel 1067. Nei rifacimenti successivi si racconta del vescovo Wulfstan che, per legittimare la sua carica, immerge il suo pastorale nella lastra che ricopre la tomba di re Edoardo e che, in seguito, sarà l’unico a riuscire ad estrarre.
La seconda è “Historia Regum Britanniae” di Goffredo di Monmouth, che contiene le Profezie di Merlino, in cui compaiono le prime storie legate alla figura di Artù. L’opera, redatta tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, ebbe una diffusione enorme tanto da essere definita il primo best seller della storia.
Ma l’opera più importante, interamente incentrata sul mito arturiano, è il “Merlin” di Robert de Boron, cui seguirono altre opere dello stesso autore su argomenti similari. In questo testo compare per la prima volta la “spada nella roccia” e tutto ciò che concerne il racconto più noto al grande pubblico. Per esempio vale la pena di ricordare che, fatta eccezione per il gufo Anacleto e per la maga Magò, la storia raccontata da Robert de Boron è stata utilizzata per la realizzazione del famoso film Disney “La Spada nella Roccia” del 1963.
Ma l’autore, profondo conoscitore della letteratura nordica medievale, non si ferma qui. Aggiunge infatti alla sua ricerca intertestuale anche la saga islandese dei Voslunghi, composta all’inizio del XIII secolo. In queste narrazioni compaiono spesso spade che vengono nascoste o sepolte e poi dissotterrate per certificare il valore o la legittimità regale di diversi eroi.
Nel testo di Marzella non mancano anche riferimenti storici legati ai miti della celebre spada. Un intero capitolo è infatti dedicato a san Galgano, il giovane nobile che ritiratosi in eremitaggio sul colle di Montesiepi – poco distante dalla natia Chiusdino – infisse una spada nella roccia nella quale è conficcata ancora oggi, e che rappresenta una delle mete turistiche più frequentate della Toscana meridionale. Naturalmente l’autore non approfondisce l’argomento, rimandando il lettore al libro del suo mentore Franco Cardini “San Galgano e la spada nella roccia”, ripubblicato qualche anno fa in versione ampliata dall’editore Cantagalli; peccato che il volume sia reperibile soltanto nel book shop dell’eremo.
Per chi è cresciuto leggendo “Il mistero del Graal” di Julius Evola il testo di Marzella potrebbe risultare deludente. Ma lo stesso autore di “Excalibur”, pur non abbandonando il rigore scientifico dello scrupoloso ricercatore, non esclude affatto che il mito abbia preceduto la stesura dei testi che egli analizza. Anzi in qualche modo lo presuppone anche senza dichiararlo.
In ogni caso questo agile libro può rappresentare un ottimo vademecum per districarsi tra i testi contenuti in “Artù, Lancillotto e il Graal” di cui è uscito di recente il secondo volume, “Le gesta degli eroi danesi” di Sassone Grammatico e le “Saghe Islandesi”, tutti pubblicati da Einaudi.