Nel dibattito su Ideario 2023 interviene oggi Fabio Meloni, ossia il creatore del Festival culturale Ideario 22.
L’esperienza del festival culturale “Ideario 22” a Cagliari non ha avuto solo il merito di rimettere in vetrina la cultura ‘non conformista, ma soprattutto di ridestare l’attenzione verso il rapporto tra cultura e destra politica e di rilanciare l’ambizioso progetto di una rete che aggreghi le varie iniziative e le varie voci nel territorio nazionale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, se è vero il detto popolare che ‘la speranza è l’ultima a morire’, la fiducia, invece, è certamente meno longeva. Perciò, il segnale del ‘cambio di passo’ che arriva dalla politica nazionale, anche attraverso la scelta di far guidare il Ministero della Cultura da un giornalista di cui è nota la formazione culturale, non può restare un’illusione che si intravede in lontananza, ma non si avvicina mai.
Un incoraggiamento fattivo, per abbandonare definitivamente il “complexo de viralata” (complesso del cane randagio e bastonato), citato da Mario Bozzi Sentieri, deve arrivare anche da coloro che finora, per decenni, sono stati i testimoni oculari, impotenti, degli errori e/o dell’inefficienza della destra politica nei confronti dell’area culturale ‘vasta’ di riferimento. Perciò, con uno slogan che a molti risulterà familiare, è il momento di passare ‘dalla protesta alla proposta’. Provo a cimentarmi con alcune idee. Non ho la presunzione di scoprire l’acqua calda (anzi, è inevitabile che qualcuna non sarà del tutto nuova o già percorsa), ma voglio offrire un ulteriore stimolo al dibattito, che finora c’è stato, ma, in verità, mi è sembrato ancora monco e snobbato da chi forse avrà pensato di sentirsi sminuito nel rendersi attivo protagonista.
Per cominciare, servirebbe un Forum dove far incontrare i diversi eventi culturali, che pur proseguendo il proprio percorso in maniera autonoma e con le proprie caratteristiche, salvaguardando le specificità, possano collaborare, interagire, ipotizzando la formazione di un circuito nazionale. Finora nulla, o quasi, si è fatto per mettere in rete iniziative, esperienze, competenze, per attivare circuiti virtuosi. Qualcosa in questo senso si sta muovendo grazie anche alla collaborazione con l’Arsenale delle Idee.
Un’autoconvocazione degli Stati generali dell’area culturale ‘non conformista’ (scrittori, artisti, giornalisti, operatori ecc.) sarebbe la solita fuffa? O potrebbe essere un evento qualitativamente, numericamente e mediaticamente d’impatto, che sia in grado di programmare e progettare, tanto da accelerare i tempi e non far perdere la fiducia nel ‘cambio di passo’, viste le precedenti esperienze?
Sia Manuela Lamberti che Giorgio Ballario, oltre a Luigi Mascheroni sul “Giornale”, hanno raccontato il cammino del Salone del Libro di Torino verso la nuova direzione ‘sinistra’. Perciò, è giunto il momento di un Salone del libro ‘non conformista’. Non un evento ‘semiclandestino’ e per pochi appassionati, ma una vera e propria festa della cultura, dei libri e dei lettori.
Nella speranza che non sia il “più sfigato della compagnia, come da ragazzini si mandava in porta quello che giocava peggio a pallone” (Giorgio Ballario dixit) o un “contentino per i meno capaci perché non facessero danni” (Gabriele Marconi dixit), è indispensabile un censimento negli enti locali degli assessori alla cultura sensibili ai progetti culturali dell’area ‘non conformista’.
Infine, mentre nel settore delle case editrici considero un bene il fiorire di proposte alternative, che spaziano sui vari temi della cultura ‘non conformista’ e in alcune occasioni danno spazio a scrittori e saggisti che altrimenti non avrebbero occasione per farsi conoscere, una riflessione andrebbe fatta nel campo dell’informazione, cartacea e on line. Per la rinascita di un periodico cartaceo i tempi non sembrano maturi (soprattutto economicamente), ma, se è vero che il mantra ‘fare rete’ deve valere a tutti i livelli, perché i vari siti di informazione e di dibattito on line non elaborano un progetto comune per dare vita ad un solo ‘massiccio’ e competitivo giornale in rete? Senza far torto a quelli che certamente dimenticherò, mi vengono in mente Barbadillo.it, Destra.it ed Electomagazine.it, ognuno dei quali produce da anni con firme di qualità e contenuti di valore, ma con una diffusione certamente limitata rispetto a quella che avrebbe un unico prodotto nazionale, anche in termini di voci e mezzi a disposizione. Michele De Feudis, Augusto Grandi, Marco Valle, se volete provarci, battete un colpo e ipotizzate un’unica realtà che sia di riferimento per un’unica grande comunità, potenziando il messaggio e i bacini di riferimento. Ho memoria di un simile, e vano, tentativo di Marcello Veneziani, quando fu presidente del Comitato scientifico e culturale della Fondazione di Alleanza Nazionale, che, però, riferendosi ad un vasto “arcipelago mediatico”, ipotizzò più un aggregatore delle varie esperienze (chiamato in maniera evocativa “Mito”) che un progetto unico.
Detto ciò, è ovvio che sarà necessario un segnale forte della Politica che deve credere in queste iniziative, anche senza ingombranti (a volte) ‘targhe partitiche’, per sostenere e dare continuità alle idee coraggiose, che consentano di liberare le migliori energie dell’area culturale ‘non conformista‘.
Fabio Meloni