Viviamo nell’epoca della “democrazia relativa”. Hai diritto di parola e di esprimere il tuo pensiero, ma posso censurarti ed impedire che il tuo punto di vista possa essere fatto conoscere.
Sembra questa l’impostazione di facebook per fare una cernita di quello che si può dire e quello che deve essere taciuto anche se quanto viene espresso non ha niente, proprio niente, di offensivo, denigratorio, diffamatorio, discriminatorio.
Generazione Identitaria è il movimento giovanile che da diversi anni porta avanti la propria battaglia a sostegno dell’Europa dei popoli con una visione critica della gestione dei flussi migratori e degli accessi indiscriminati di cittadini extracomunitari sulle coste europee.
Lo scorso anno Generazione Identitaria ha organizzato la missione “Defend Europe” nel Mediterraneo con una nave battente bandiera mongola, la C-Star, per monitorare i movimenti degli scafisti e delle navi delle tante organizzative non governative pronte a far salire a bordo migliaia di persone provenienti dalla Libia.
Le attività e, soprattutto, le idee di Generazione Identitaria non devono però essere veicolate con il mezzo più comune degli ultimi anni: facebook. Il social network di Mark Zuckerberg, dopo la chiusura di svariati profili e pagine del movimento identitario in Francia, Austria e Germania, ha voluto applicare la censura anche in Italia. Facebook ha bloccato e cancellato numerosi post, profili personali e le pagine del movimento, compresa la pagina principale “Generazione Identitaria” seguita da oltre 44 mila persone.
I post contenenti il lambda spartano, simbolo del movimento, sono stati eliminati con il conseguente blocco dei profili di alcuni portavoce, dirigenti e militanti. Il tutto nel silenzio più assordante, secondo i canoni della “democrazia relativa”: nessuna motivazione. Il lambda forse è stata scambiato per una svastica con buona pace della conoscenza della storia e dei suoi simboli.
“Si tratta di un gesto illegittimo, che prova la totale intolleranza di facebook nei confronti di idee non conformi agli standard della community”.
È quanto sostiene Umberto Actis, presidente italiano di Generazione Identitaria.
“Il lambda – commenta Actis – che a nostro avviso ha provocato la censura è un simbolo innocuo, una lettera greca che simboleggia gli spartani, antico e nobile popolo che lasciò da parte ancestrali inimicizie per fronteggiare una minaccia comune, esattamente come si propongono di fare gli identitari oggi. Evidentemente, la difesa della libertà di parola è accettabile solo se unilaterale”.
Gli identitari sono però passati al contrattacco. Per difendersi hanno aperto un canale Telegram che permette di seguire Generazione Identitaria. Non è dato sapere se le pagine e i profili censurati potranno essere recuperati.
“Rimane grave – aggiunge il presidente di GI – l’atto di negare la possibilità di esprimersi senza dare spiegazioni, per giunta a un movimento contrario alla violenza e che mira a contrastare fenomeni deleteri per la società. Né la censura né la repressione avranno la meglio sulla determinazione nella lotta per la difesa della nostra identità”.
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