È estate, ormai. Anticipata rispetto al Calendario astronomico. Ma estate piena, dal punto di vista del Meteo. Afa, scirocco, un cielo giallastro per l’Anticiclone Africano che ci sovrasta da giorni. E, ovviamente, caldo. Un caldo intenso. Che ti rende faticoso fare qualsiasi cosa. In particolare…pensare.
Già…quello che più costa fatica, in questa stagione, non è correre al parco nelle ore centrali del giorno…magari con tanto di mascherina sul volto, come fanno con pervicacia, alcuni aspiranti cadaveri. E neppure darsi al sollevamento pesi ed altre attività ginnico ludiche… Ciò che costa davvero fatica è…pensare. O meglio, pensare con rigore logico, seguendo il filo di Arianna dei concetti astratti che si dipana in quel labirinto, chiuso fra le pareti della nostra, dura, scatola cranica.
A questo il clima estivo, il caldo e l’afa non si confà. Semplicemente. Perché ci attrae, irrimediabilmente, verso l’esterno. Fuori di noi, potremmo dire. Fuori dal labirinto. Nel vasto mare, il Regno ampio dei Venti, da cui giunge la Nave di Teseo.
Fuor di metafora (mitologica) la nostra vita diventa tutta percezione. Sensi, che si aprono sull’esterno. Sull’altrove.
Pensare diventa difficile in estate. Pensare con la testa.E nella testa. Ed è un bene che sia così. Perché un uomo tutto concentrato nella sua mente, resta imprigionato nel dedalo del suo dialogo interiore. Perde il senso di una realtà esterna. Altra da lui. Diventa una sorta di narcisista mentale. Incapace di usare i sensi. Si indurisce. In certo qual modo sclerotizza.
Certo, anche la figura opposta è inquietante. L’uomo che sembra vivere solo in balia delle sensazioni esteriori. Privo di un centro (di gravità permanente, canterebbe Battiato). Evanescente.
In “Quella orribile forza” C. S. Lewis ha rappresentato queste due polarità nelle figure, solo in apparenza antitetiche, dei due “SCIENZIATI ” che guidano l’INCE. Un istituto scientifico che ha lo scopo di eliminare ogni emozione, e di spezzare il rapporto tra pensiero e percezione. Creando una sorta di, mostruoso, “uomo nuovo”. È il terzo volume della cosiddetta “Trilogia dello spazio”, o del professor Ramsom. Dove Lewis lascia, infine, cadere l’apparenza della narrazione fantascientifica. E rivela una profezia… distopica. Sul destino della razza umana…forse su quello che, ormai, è il nostro presente…
Il rapporto tra pensiero e sensazioni è un continuo chiudersi in se stessi e, poi, stagionalmente, schiudersi verso l’esterno. Seguendo il ritmo della Terra. Che in inverno sembra fredda, dura. Compatta e sterile. Ma racchiude in sé tutti i germi della prossima fioritura.
Mentre in estate è tutta una efflorescenza. Un trionfo di colori, profumi, sapori. Domina la sensazione. Nell’attesa dell’autunno. Della caduta delle foglie. Dei rami che, rapidamente, si spogliano al vento. E appaiono secchi e morti…
In estate non si elucubra, rinchiusi in se stessi. Piuttosto…si sogna. Ad occhi aperti. Ci si lascia andare a fantasie che non nascono, però, da noi. Dal nostro bisogno di illuderci, di lenire, e nascondere, gli aspetti più squallidi dell’esistenza. E su questo, naturalmente, Leopardi ha detto già tutto.
Piuttosto sono sogni che ci vengono incontro dall’esterno.
Come nel Sogno di una notte di Mezza Estate, di Shakespeare. Dove il mondo ordinario, quello di un gruppo di buffi artigiani che vorrebbero mettere in scena una piece teatrale, si incontra, e per certi versi, scontra, con quello delle Fate.
Che esiste di per sé. Nella Natura trionfante dell’estate.
Un mondo di amori leggeri, beffe magiche, su cui aleggia la risata di Puck. Lo spirito folletto.
E dove un uomo può ridestarsi dal sonno con una testa d’Asino. E una fata, anzi la Regina delle Fate, innamorarsi di lui…
È proprio estate, accidenti. Un’afa d’inferno. Lo scirocco che mozza il respiro.
E io ero partito con l’idea di seguire un filo logico rigoroso. Parlare di Condillac e del sensismo. Di teorie della conoscenza… Da vecchio professore barbogio quale ormai sono.
E invece, mi sono ritrovato qui, sonnacchioso, con una capoccia da Asino, manco fossi il Lucio di Apuleio. O Pinocchio.
E a parlare degli scherzi di Puck. A sognare , o contemplare, gli amori di Oberon e Titania…
Decisamente, è estate.