L’Italia è uno strano paese.
Come ogni anno, il due di giugno, si celebra la Festa della Repubblica con tanto di cerimonie ufficiali che, da Roma, si irradiano in tutti i comuni della penisola. Si festeggia la “rinascita” dell’Italia e la caduta di quella “barbarie” che era la Monarchia. Al pari del 25 aprile si esalta la fine del un periodo oscuro che culminò con la fine della Seconda Guerra Mondiale con tutto quanto era legato ad esso. Nell’epoca del laicismo più sfrenato e della caduta dei Valori tradizionali, il 2 giugno, ben più del San Giovanni e del Solstizio estivo, coincide con il ritorno dell’estate, delle giornate lunghe e dell’avvicinarsi delle vacanze. Il tutto condito con un sentimento antimonarchico, a ben pensarci, del tutto fuori luogo, quasi che le idee di repubblica, di democrazia e di libertà coincidessero e finissero con l’amalgamarsi nello stesso concetto, ampiamente riproposto con toni enfatici, sia pur di circostanza, da tutti i media cartacei e televisivi.
Ma visto che l’Italia non solo è un paese strano ma è anche molto provinciale ecco che, ad appena quattro giorni dai fasti repubblicani, gli stessi media mettono in primo piano un avvenimento che sembra stridere con l’enfasi di cui sopra.
È nata Lilibet Diana, secondogenita di Harry e Meghan duchi del Sussex. E ci vengono forniti dettagli non si sa fino a che punto degni di nota, quali la scelta del nome, che dovrebbe essere un tentativo di ricucire lo strappo avvenuto tra la coppia dei genitori e la famiglia reale inglese, o le scarse probabilità che la neonata possa diventare regina in quanto solo ottava in linea di successione. Naturalmente si tace sulla britannica apprensione che già seguì l’annuncio della nascita di Archie Harrison, primogenito della coppia, in merito al colore della pelle. Apprensione ingigantita dal fatto che il parto della di lui sorellina sia rimasto segreto per tutto il fine settimana e che non siano ancora state diffuse immagini ufficiali.
Ma non appena la notizia è stata diffusa, all’improvviso ci siamo riscoperti tutti monarchici. A una condizione: che la monarchia non sia la nostra ma quella di qualcun altro. Per fare un altro esempio il primo giugno moriva Amedeo duca d’Aosta, a detta di molti legittimo erede al trono d’Italia. Bel modo di uscire di scena, alla vigilia del due giugno, quasi non ce la facesse più a sopportare l’ennesima festa della sconfitta sua e della sua dinastia. Tuttavia, la sua scomparsa ha avuto pochissimo spazio su giornali e tv, come si trattasse di una semplice curiosità.
Ma se invece nasce un reale inglese è tutta un’altra faccenda! E allora giù con sproloqui al limite del reazionario che poco interesserebbero persino ai sudditi della “perfida Albione”.
Ma si sa, “l’erba del vicino…”