La casa editrice Knopf, attraverso un comunicato sulle sue pagine, ha annunciato al mondo il 13 Giugno la triste dipartita del celebre scrittore americano Cormac McCarthy.
L’autore e sceneggiatore, originario del Rhode Island e southerner d’adozione, è deceduto serenamente nella sua casa di Santa Fé, New Mexico alla veneranda età di 89 anni, a meno di un mese dal suo novantesimo compleanno e dopo la rottura di un silenzio letterario durato ben 13 anni con l’uscita dei due “romanzi gemelli” Il Passeggero e Stella Maris, il primo di essi uscito l’anno scorso negli Stati Uniti e meno di un mese fa in Italia, pubblicato da Einaudi e recensito sulle nostre pagine.
McCarthy era considerato una delle penne più sofisticate e originali della letteratura americana contemporanea ed era stato definito dal compianto critico letterario Harold Bloom, dopo l’uscita del suo magnum opus Meridiano di Sangue, come uno dei quattro migliori autori della narrativa a stelle e strisce insieme ad autori del calibro di Thomas Pynchon, Don DeLillo e Philip Roth.
Dopo un inizio relativamente in sordina della sua carriera con il suo romanzo d’esordio Il Guardiano del Frutteto (per cui vincerà il prestigioso Faulkner Award), lo scrittore raggiungerà finalmente il riconoscimento dal grande pubblico anglofono con il sopracitato capolavoro del western-revisionista Meridiano di Sangue e i romanzi della Trilogia della Frontiera (Cavalli Selvaggi, Oltre il Confine, Città della Pianura), per poi giungere al grande successo internazionale quando i fratelli Coen dirigeranno la trasposizione del suo romanzo del 2005 Non è un paese per vecchi e con la successiva pubblicazione di quello che è probabilmente il suo romanzo più celebre: La Strada, uscito nel 2006. Il romanzo, di genere post-apocalittico, farà vincere a McCarthy un premio Pulitzer, e sarà anch’esso trasposto in forma cinematografica nel 2009.
Lo scrittore di Santa Fé non era solo autore di romanzi, ma ha avuto modo di vergare nel corso della sua lunga carriera anche diverse sceneggiature per pièce teatrali e film, tra cui possiamo citare Sunset Limited e quella del film The Counselor, diretto nel 2013 dal celebre regista Ridley Scott.
Da ricordare anche una sua sorprendente e brillante parentesi da saggista con l’articolo di linguistica The Kekulé Problem, frutto di diversi anni di ricerca e portato alla luce durante i suoi anni di collaborazione con il Santa Fé Institute nell’ambito della ricerca legata ai Complex Adaptive Systems, lui l’unico collaboratore dell’istituto senza un background accademico nel campo delle scienze dure. Di recente si vociferava di una sua eventuale candidatura al Premio Nobel per la Letteratura, dopo anni di rumor e speculazioni su una sua eventuale valutazione da parte della commissione del leggendario premio che avrebbe potuto essere il coronamento finale della sua lunga carriera.
Rimane quindi, oltre alla sua imponente opera, anche il ricordo di un grande intellettuale. Un uomo attivissimo nella sua comunità e che fuggiva dalla mondanità e dalla facile fama dei salotti e dei media come ai tempi fece Salinger e, ancora oggi, fa Pynchon. Un autore di razza che con la sua penna ha ridipinto lo scenario del Selvaggio West americano e del sud-ovest contemporaneo con un’attenzione certosina all’accuratezza storica, uno stile secco ed essenziale quanto brutale e la volontà di ricercare tra le pianure e le montagne del suo paese l’origine di quel male che ha afflitto l’umanità sin dai suoi albori. Farewell, mister McCarthy.